Page 157 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale
contrasto non fu certo senza peso nell’astio col quale il conte prospettò persino
una guerra civile, nell’autunno 1860, per liberarsi di quei garibaldini che pure
avevano costretto la penisola all’unità, malgrado i suoi dubbi e le sue remore.
Tra il 1849 e le annessioni del 1860 per Garibaldi la Francia fu dunque un
groviglio di contraddizioni, con un’unica certezza: i democratici, gli “idealisti”,
il Victor Hugo che preferiva la lontananza da Parigi al servilismo, 1’operoso iso-
lamento al chiasso ozioso dei cortigiani. Non si comprende appieno il Solitario
di Caprera se si scordano i suoi interlocutori d’Oltralpe, gli esempi di vita che ne
traeva e quel tanto di senso del tempo che aveva maturato da sé nei quindici anni
d’America meridionale.
Dopo la proclamazione del Regno d’Italia Garibaldi divenne il vero punto di
riferimento per coronare l’unità nazionale: congiungere all’Italia Roma e il Tri-
veneto gl’impose di tenere la guida del partito d’azione, nelle condizioni rese più
difficili dalla morte di Cavour e dalle divisioni in fazioni aspramente contrappo-
ste, a tutto vantaggio delle estreme. Fu allora Garibaldi a professare il program-
ma cavouriano di governare il Mezzogiorno senza gli stati d’assedio e di farne
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anzi la piattaforma per la verifica del liberalismo italiano.
“Italia e Vittorio Emanuele, ecco la nostra repubblica, ecco il voto delle mol-
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titudini” fu la sua insegna nel decennio seguente: un programma tenuto saldo
anche dopo Aspromonte (1862) e persino dopo Mentana (1867). In entrambe
16 Da Parma, il 1° aprile 1862, a Giorgio Pallavicino, in procinto di accettare il governo
della Sicilia, Garibaldi scrisse: “Ho conferito con Crispi sulla tua gita a Palermo. Crispi
è amico mio e rappresenta oggi i liberali della Sicilia. Ho chiesto a lui alcuni schiari-
menti sul bene da farsi in quest’Isola. Eccoli:
1°) Risarcimento dei danni della rivoluzione. Due quartieri di Palermo sono quasi distrut-
ti e ad onta d’un Decreto Dittatorio nulla s’è fatto per quella buona città.
2°) Soluzione della quistione dei debiti dei Comuni che furono dichiarati debiti dello
Stato sotto la Dittatura.
3°) Riforma nel personale dell’amministrazione di sicurezza pubblica affinché il paese sia
ben sorvegliato e le proprietà e le persone sieno tutelate.
4°) Riforma del personale dell’Amministrazione della giustizia affinché i reati siano pu-
niti.
Credo che tutto ciò tu devi ottenere dal Governo prima dell’accettazione siccome il dirit-
to di proporre e forse d’effettuare la riforma di alcuni dei principali impiegati dell’Isola
partoriti dal nepotismo e non idonei all’indole della popolazione. Questa è opinione mia
siccome lo è quella di procurarti un buon segretario possibilmente siciliano e perciò po-
tresti informarti da Crispi o incaricarmi me stesso di prendere informazioni.
Io non dubito mio caro amico che farai bene; conforme al desiderio del mio cuore. Salu-
ta caramente Anna e credimi per la vita tuo.” (MNRT).
17 Trescore, 5 maggio 1862, in EN, V, pp. 73-74.