Page 202 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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202          150° anniversario della ii Guerra d’indipendenza. atti del conveGno



                 ta. La sola divisione Pickett perse il 50,5% dei propri effettivi. Solitamente
                 viene spiegato come la potenza di fuoco sviluppata dai fucili ad avancarica a
                 canna rigata dei nordisti fosse in grado di fermare l’attacco dei confederati. In
                 realtà già nel XVIII secolo una simile manovra sarebbe stata respinta con per-
                 dite altrettanto gravi. Inoltre, almeno da parte della storiografia militare ita-
                 liana, poca attenzione è stata prestata all’importante ruolo giocato dai reparti
                 unionisti sui fianchi della direttrice d’attacco confederata. Molti storici hanno
                 attribuito alle armi rigate la capacità di fermare con gravi perdite qualsiasi at-
                 tacco sferrato con l’impiego di tattiche mutuate dall’esperienza napoleonica.
                 In altre parole un assalto frontale contro reparti di fanteria in grado di aprire il
                 fuoco tra i 450 e i 300 metri, come appunto fecero i confederati a Gettysburg e
                 i sardi a San Martino, non avrebbe mai potuto avere successo. A San Martino
                 i reparti sardi riuscirono in ogni occasione, tranne che nell’attacco delle 17, a
                 raggiungere gli obbiettivi tattici a loro assegnati, rappresentati dalla chiesa di
                 San Martino e dalla cascina di Controcania. Ad esempio alle 8.30 del mattino
                 i fanti della Brigata Cuneo furono in grado di avvicinarsi schierati in colonna
                 di battaglione, aprire il fuoco a breve distanza, e avanzare contro l’avversario
                 che fu costretto a retrocedere. La battaglia degenerò in una continuo attrito tra
                 i due avversari. In linea del tutto teorica questo non sarebbe dovuto accadere e
                 i soldati di Mollard e Cucchiari avrebbero subito gravi perdite prima ancora di
                 raggiungere la linea di partenza dei loro attacchi all’altipiano di San Martino.
                 Se i reggimenti di fanteria del regno di Sardegna erano ancora armati con il
                 Fucile da fanteria Mod. 1844 a canna liscia, i fanti austriaci avevano come
                 armamento base l’Infanteriegewehr M 1854. Questo fucile, a percussione e
                 a canna rigata calibro 13,9 mm, aveva una munizione più piccola rispetto ai
                 coevi fucili francesi ed inglesi, con una gittata decisamente superiore. Il M
                 1854/II disponeva di un traguardo di mira in grado di inquadrare un bersaglio
                 a 675 metri e le possibilità di colpire un bersaglio a 300 metri erano del 71%,
                 contro un modesto 21% dei fucili Minié.
                   La teoria della Rivoluzione Tecnico Militare del fucile a canna rigata è af-
                 fascinante ma, di fatto, non trova conferme proprio dall’esperienza del campo
                 di battaglia, per varie ragioni:
                 -  La dottrina di impiego del periodo prevedeva l’inizio del fuoco difensivo
                   da parte di soldati schierati in linea a breve distanza, in modo da infliggere
                   all’attaccante il massimo delle perdite.
                 -  Il terreno influenza direttamente il raggio d’azione dell’arma. San Martino,
                   zona ricca di alberi ed arbusti, parcellizzava il Kill Ground austriaco, e
                   lasciava spazi aperti di una profondità massima di 100 metri.
                 -  Il fumo prodotto dalla detonazione di migliaia di fucili e centinaia di can-
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