Page 205 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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san martino 1859: analisi di una battaGlia 205
le formazioni coese ed ordinate: al primo assalto la brigata erasi scomposta
e non formava più che una massa compatta di combattenti di ogni grado; la
quale in tal modo, assalì alla baionetta una dopo l’altra òve cascine ove via
via il nemico retrocedendo sgominato, e facendo fuoco vivissimo, si metteva
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al riparo . La collina di San Martino, specie in corrispondenza della chiesa e
della cascina della Controcania, cambia improvvisamente quota. A prima vi-
sta una eccellente posizione in realtà a breve distanza garantisce all’attaccante
una certa copertura dal fuoco radente, la cui efficacia era in gran parte vanifi-
cata dalle rigogliose colture agricole. La ripida “imprendibile” e “insormon-
tabile” collina, sulla quale si arrampicarono per tutto il giorno i soldati sardi,
permise loro ad ogni occasione di avvicinarsi sino a distanza vantaggiosa di
tiro alla linea austriaca. Anzi, ad una distanza tale che né i cannoni erano in
grado di deprimere ulteriormente l’alzo, né i difensori avevano alcuna possi-
bilità di fermare quella massa di uomini e a quel punto, prima dell’urto alla
baionetta, regolarmente ripiegavano. Appagati momentaneamente dal vantag-
gio tattico conseguito, i reggimenti sardi non proseguivano l’azione offensiva,
non venivano rinforzati, e a ridosso delle nuova linea avversaria ingaggiavano
un feroce combattimento a fuoco sino a quando, sia per le perdite subite in
questo mortifero close combat sia per l’arrivo di un contrattacco austriaco,
abbandonavano la posizione.
La baionetta e la sciabola, così care all’epica risorgimentale, sembra che
in battaglia abbiano avuto una sola pratica funzione: eliminare avversari pri-
gionieri o feriti: i Tedeschi uccisero alcuni feriti e prigionieri nostri a furia di
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sciabolate e baionettate, o li massacrarono a colpi di calci di fucili . tutto
ad un tratto vediamo il nostro Capitano che da una mano teneva fermo il
sangue della ferita e da quell’altra la spada, li riva una palla da moschetto e
li rompe un pezzo di spada, lui, avelito, guarda la sua spada che ne manca un
pezzo e dice: “Ebbene per uccidere un Tedesco sarà sufficiente” e ci comanda
la carica alla bajonetta. Noi tutti insieme siamo andatti alla carica e lui, il
Capitano, trovò un Tedesco che voleva farsi prigioniero e lui avilito colla sua
spada gli tagliò mezzo la faccia, e noi ci siamo messi a ridere e lui rideva an-
33 Testimonianza di Marchionni Torello citata in La battaglia di Solferino e San Marti-
no vissuta dagli italiani cit., p. 372.
34 Testimonianza di Emilio Iacòli citata in La battaglia di Solferino e San Martino vis-
suta dagli italiani cit., p. 238.