Page 201 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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Alle origini dell’e. i.: gli eserciti degli stAti preunitAri e rivoluzionAri  201


               scioglimento dei 14 reggimenti di fanteria e dei 5 di cavalleria, preluse alla
               abolizione della coscrizione  e della ricostruzione dei reggimenti  su base
               volontaria.
                  Francesco I ripristinò la coscrizione, ad eccezione della Sicilia, e la affian-
               cò con l’arruolamento di 4 reggimenti di svizzeri.
                  Il re Ferdinando  II, dotato  di una inclinazione  per il  mestiere  militare
               almeno insolita per la sua famiglia, ebbe una condotta più favorevole ad una
               riqualificazione dell’intero esercito, attraverso una coscrizione dai 18 ai 25
               anni che avrebbe messo a disposizione 60.000 uomini in tempo di pace e
               80.000 in tempo di guerra.
                  Il nuovo re, coadiuvato  dal generale  Filangeri,  potenziò la fonderia di
               Castelnuovo, migliorò  la qualità  delle  armi  prodotte a Capua e  Torre
               Annunziata,  patrocinò anche la riqualificazione del collegio militare della
               Nunziatella, fondato nel 1787, nel quale studiarono alcuni dei migliori nomi
               del Risorgimento: Guglielmo Pepe, Pietro Colletta, Mariano d’Ayala, Luigi e
               Carlo Mezzacapo, Carlo Cosenz, Nicola Marselli e Carlo Pisacane. Il fatto
               che gli ufficiali migliori usciti dai corsi della Scuola Militare fossero, per
               cultura e ambiente di provenienza, piuttosto inclini a posizioni politiche libe-
               rali e unitarie, in contrasto con la linea politica tradizionale del loro sovrano,
               fu un fattore che peserà notevolmente sull’efficienza delle truppe napoletane,
               alle quali mancherà sempre la coesione fra quadri, truppa e vertici politici,
               oltre che la concordia all’interno degli stessi vertici militari. A dispetto dun-
               que dell’energia impiegata dal sovrano per modernizzare il proprio esercito,
               esso divenne, come anche l’industria e la ferrovia che pure Ferdinando II
               volle potenziare,  sostanzialmente un corpo scoordinato ed in parte estraneo
               alla arretratissima realtà sociale ed economica del resto del Reame.
                  L’attivismo militare di Ferdinando non si arrestò neanche di fronte agli
               ospedali militari, le cui dotazioni furono migliorate e dove si recò spesso a
               visitare gli infermi. Al momento di sedare la rivolta di Palermo, Francesco II
               mostrò anche di essere disposto ad utilizzare il suo esercito in operazioni di
               repressione, così come si mostrò persino disposto a sfidare in una pericolosa
               diatriba diplomatica la potenza inglese.
                  Il nuovo esercito venne strutturato su:
                  2 reggimenti di granatieri  della Guardia su 2 battaglioni
                  1 reggimento di cacciatori della Guardia su 2 battaglioni
                  2 reggimenti di cavalleria della Guardia su 4 squadroni
                  10 reggimenti napoletani
                  2 reggimenti siciliani
                  4 reggimenti svizzeri
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