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112 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
Germania, Russia, Regno Unito, Austria-Ungheria, Svezia e un’altra importante
azienda, la Diatto, da Francia, Russia, Belgio, Bulgaria. La speranza di molti im-
prenditori – ma anche degli ambienti finanziari legati alla banca Marsaglia – è
sostituire i prodotti delle aziende impegnate nello sforzo bellico sia nei mercati dei
paesi tra loro nemici, sia in quelli dei paesi neutrali. Infine, vi è chi, come Gino
Olivetti e altri in seno alla Confederazione italiana dell’industria (aveva sede a To-
rino), teme che la guerra porti sconvolgimenti sociali e favorisca l’ingerenza dello
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Stato nella vita economica . In questo panorama, l’eccezione più significativa è
Dante Ferraris, una figura centrale nel mondo degli imprenditori come direttore
della Diatto, vicedirettore della Fiat, presidente della Lega industriale, esponente
di rilievo di Assonime, l’Associazione fra le società italiane per azioni; è inoltre
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nel Consiglio d’amministrazione della società editrice de “L’Idea Nazionale” .
Tra i più convinti sostenitori della necessità di entrare in guerra, si rivela abile
persuasore, favorito dalle dinamiche internazionali: con il passare delle settimane,
infatti, la mancanza di garanzie commerciali, l’oscillazione dei cambi, l’aumento
dei costi di trasporto e del combustibile incrinano molte speranze degli imprendi-
tori neutralisti, mentre il prolungamento del conflitto aumenta il pericolo di isolare
l’economia torinese (e italiana) dai movimenti internazionali di capitali e materie
prime . Molti industriali, come Giovanni Agnelli che mantiene un atteggiamen-
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to ambiguo verso la guerra, investono pesantemente nelle forniture militari per
il riarmo italiano e sostengono direttamente i giornali interventisti. Pur mante-
nendosi «più prudente che altrove; impazienze bellicistiche non si manifestano
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apertamente» , è indubbio che nel 1915 il mondo imprenditoriale torinese si avvi-
cina alle posizioni interventiste. Il fatto più significativo a Torino è la costituzione
nel gennaio 1915 del Comitato per la preparazione che, promosso da imprenditori,
aristocratici e nazionalisti torinesi, attira personalità come Luigi Einaudi o Gino
13 V. Castronovo, Giovanni Agnelli, Utet, Torino, 1971, p. 81.
14 Nel periodo ricopre incarichi direttivi in altre aziende, come la Società anonima italiana per la
fabbricazione di proiettili, le Fonderie di acciaio riunite, la FIAT San Giorgio e la Società G.
Gilardini, le Ferriere piemontesi, le Industrie metallurgiche di Torino; è inoltre amministratore
della Cassa di risparmio di Torino dal 1912 al 1919, consigliere di sconto nella Banca d’Italia
dal 1910 ed è strettamente legato alla Banca commerciale italiana. Durante la guerra fa parte di
varie Commissioni ministeriali, poi è membro della delegazione economica italiana alla Confe-
renza di Parigi e nel 1919 diventa Ministro di Industria, Commercio Lavoro, Approvigiamenti e
consumi alimentari nel primo governo Nitti. Dopo la Marcia su Roma si ritira dalla vita politica.
Si rinvia agli studi di G. Berta e G. Fiocca.
15 Ad esempio, erano state bloccate le esportazioni verso l’Italia dei materiali tessili inglesi e dei
prodotti chimici tedeschi; prima dello scoppio della guerra la Fiat si approvvigionava di acciaio
dal Regno Unito, delle ruote dalla Francia, di apparati elettrici e utensili dalla Germania. V.
Castronovo, Giovanni Agnelli, cit., p. 85.
16 Ivi, p. 86. Agnelli ad esempio finanziò l’«Idea Nazionale», ma garantì un sostanzioso contributo
anche per un nuovo quotidiano neutralista da fondarsi a Roma. Ivi, p. 94.