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116        la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana



                3° Se la guerra si protrae in modo da danneggiare troppo gli interessi dei neutri,
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             intervenire perché si concluda una pace che tenga conto di questi interessi» . Si
             tratta probabilmente della Lega dei Paesi neutrali, segretario il lombardo Enrico
             Bignami, a cui partecipano anche i torinesi Attilio Begey (poi divenuto interven-
             tista) e Alessandro Favero, che successivamente firma un manifesto pacifista pub-
             blicato il 28 marzo 1915, Domenica delle Palme, insieme con Nino Cavaglià, Piero
             Alessio e Pier l’Eremita (pseudonimo di don Pietro Sacchini). Begey e Cavaglià
             sono i due piemontesi eletti tra i dodici membri del direttivo nazionale al Congres-
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             so dei Democratici Cristiani Italiani che si svolge a Bologna nel gennaio .
                Il cardinale di Torino Agostino Richelmy cita il conflitto europeo in cinque
             occasioni, però senza mai inviare chiari messaggi neutralisti. Il 13 e 20 agosto
             (in occasione della morte di Pio X) prega genericamente per la pace; il 22 e il
             23 novembre (in occasione dell’elezione di Benedetto XV) parla di «tremendo
             flagello» inviato per punire la società colpevole di corruzione e di «divertimenti
             immorali […] peste della società»; infine, anche in occasione del messaggio per
             la Quaresima del 1915 riprende il tema della guerra come castigo divino contro i
             peccati dell’uomo: dopo aver ricordato il recente terremoto, avverte che soltanto
             allontanandosi dalla «cultura moderna anticristiana ed irreligiosa» e dalle «in-
             degne consuetudini del mondo corruttore colle abbligliature [sic] indecenti, coi
             balli procaci, colle facezie scandalose, cogli spettacoli immorali […] si vedranno
             dileguarsi i segni della ‘giusta vendetta’ e assaporare la vera pace» . Ben diversi
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             i toni del vescovo di Novara Giuseppe Gamba, successore dello stesso Richelmy
             a Torino nel 1923, sempre nel messaggio quaresimale: «Non cessiamo di pregare
             per la pace tra le nazioni belligeranti ed affinché la nostra patria sia preservata
             dall’orrendo flagello della guerra. Preghiamo […] per tutte le Autorità dello Stato
             e della Provincia, affinché tutte cooperino a conseguire il vero bene del popolo» .
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             Alla fine l’atto politico più significativo compiuto da Richelmy nei dieci mesi del-
             la neutralità è la lode pubblica verso “Il Momento” nel febbraio 1915, quando il
             giornale accentua le sue posizioni filogovernative, mentre l’altro storico giornale
             cattolico torinese “La Voce dell’operaio” si mantiene su posizioni chiaramente
             contrarie alla guerra fino all’ultima decade di maggio . “Il Momento” scrive di
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             una posizione neutralista «subordinata agli interessi della nazione» e una parte del


             32  ASV, 1914, prot. 1400, f. 114, lettera a Gasparri del 29-10-1914.
             33  ACS, MI, DGPS, DAGR, 1915, b. 33, k2 partito clericale, f. Bologna.
             34  Cit. in G. Cesaretti, Clero e movimento cattolico a Torino di fronte alla prima guerra mondiale,
                 tesi di laurea, relatore F. Traniello, a.a. 1974-1975.
             35  Ibidem.
             36  G. Gualerzi, La neutralità italiana e “Il Momento” di Torino, in Benedetto XV, i cattolici e la
                 prima guerra mondiale, a cura di G. Rossini, Cinque Lune, Roma, 1963; G. Dotta, “La Voce
                 dell’Operaio”. Un giornale torinese tra Chiesa e mondo del lavoro (1876-1933), Effatà, Torino,
                 2006.
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