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114 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
editoriale perora ancora una «neutralità vigilissima ed armata» e ad aprile in un
altro si legge: «qualunque risoluzione guerresca sarebbe un salto nel buio, un atto
di inconcepibile cecità politica, sarebbe, per adoperare una cruda ma inevitabile
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parola, un tradimento» . Mentre Bevione, contestato dai colleghi nazionalisti, è
costretto a rassegnare le dimissioni dal giornale, nelle manifestazioni degli inter-
ventisti diviene prassi il lancio di uova, patate e sassi contro la sede de «La Stam-
pa», una pratica imitata dai neutralisti nei confronti della “Gazzetta del Popolo”.
Frassati era vicino a Giolitti e ai liberali giolittiani, come il sindaco Teofilo
Rossi che, il 7 agosto in una seduta del Consiglio, si esprime in modo inequivoca-
bile: «La guerra che oggi si è scatenata in Europa è un ritorno alla barbarie ed alle
ferocie antiche: il mondo viene ricacciato indietro di secoli nella via della civiltà.
[…] Nessuno può desiderare la guerra sia per gli orrori che ne conseguono, sia per
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le condizioni speciali del nostro paese» . Nel solco della tradizione giolittiana,
Rossi sarebbe disposto perfino ad una collaborazione con i rappresentanti della
Camera del Lavoro ; comunque, entrata l’Italia in guerra, si schiera a fianco del
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governo: «mai come oggi la Città nostra sente il dovere che alto le incombe: mai
come in quest’ora storica essa ritrovò nella sua secolare nobiltà guerriera i vecchi
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e non mai smentiti entusiasmi» .
Come il mondo imprenditoriale e i giolittiani, così molti cattolici passano da
posizioni chiaramente neutraliste ad un atteggiamento di attesa, per giungere ad
una piena accettazione della guerra. Subito dopo l’assassinio dell’erede al tro-
no degli Asburgo, il 29 luglio “Il Momento” sembra prendere posizione in caso
di conflitto: «il giorno in cui la Germania fosse vinta dalla Russia e dalla Fran-
cia l’Italia si troverebbe alla mercé della Francia e la più pessimistica delle fan-
tasie non può immaginare ciò che questo significherebbe. Il destino dell’Italia
è legato a quello della Germania come quello della Germania è legato a quello
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dell’Austria» ; tuttavia quando il governo dichiara la neutralità, il giornale sem-
bra esserne entusiasta: si esprime a favore della neutralità come, sostiene, la gran-
de maggioranza dei cattolici torinesi: «tutti detestano la guerra, tutti la aborrono e
molti vanno esclamando se è un castigo di Dio. (…) si parla molto della neutralità
italiana e delle sue conseguenze: è un bene? È un male? Moltissimi dicono che è
un bene; l’opinione pubblica è orientata infatti in questo senso; costoro lodano il
Governo che si è messo su questo terreno e ringraziano il Cielo (…) si prevedono
delle conseguenze economiche dolorose anche per noi, conseguenze che sareb-
21 L’Italia e il conflitto, in “La Stampa”, 28-03-1915 e Sarebbe un tradimento, ivi, 10-04-1915.
22 Cit. in P. Rugafiori, Nella grande guerra, cit., p. 7.
23 V. Castronovo, Torino, Laterza, Roma-Bari, 1987, p. 219.
24 P. Rugafiori, Nella grande guerra, cit., p. 51.
25 Obblighi da adempiere e interessi da mantenere, in “Il Momento”, 29-07-1914, prima pagina
due colonne.