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262 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
Fame di terra e di giustizia
A partire dalla crisi economica del 1913, divenuto più difficile trovare lavoro,
l’occupazione delle terre venne rivendicata dai contadini sulla scorta di un prin-
cipio di equità sociale, oltre che in ragione di un diritto naturale: le terre erano
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incolte e alla popolazione urgeva il problema della sopravvivenza .
In quest’ottica, le manifestazioni, di norma, erano composte e pacifiche e se-
guivano solitamente un rituale che ne sottolineava il carattere celebrativo: adunata
al rintocco delle campane, corteo verso i campi da occupare preceduto da bandiere
tricolori, al suono di inni patriottici e di fanfare con in testa i capifamiglia.
Solitamente le donne e i bambini chiudevano i cortei ma nei casi in cui si pre-
vedeva uno scontro, a capeggiare i cortei erano spesso le donne.
Se le occupazioni sfociavano in tumulti ciò avveniva perché sovente vi era
stata provocazione da parte dei padroni o delle forze dell’ordine .
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Contrari ad ogni concessione, i proprietari terrieri non erano propensi a dare
risposta alle sollecitazioni provenienti dalle stesse autorità comunali o prefettizie
che, consapevoli delle miserrime condizioni della popolazione, cercavano di me-
diare e di spingere i notabili terrieri a qualche concessione.
Talvolta i proprietari giungevano, addirittura, a far richiamare per via gerar-
chica i funzionari di Pubblica Sicurezza, a loro avviso, troppo solleciti verso le
richieste delle popolazioni.
Della loro intransigente refrattarietà è testimonianza quanto riportato da un
delegato di P.S. inviato a Cerveteri il 2 marzo del 1915 per seguire ivi una delle
controversie più spinose:
“la popolazione sarebbe anche disposta a trattare direttamente col Principe
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Ruspoli l’affitto delle terre più fertili […] ma questi rifiuta ogni colloquio” .
In qualche occasione sono gli stessi proprietari ad invitare l’Autorità di Pub-
blica Sicurezza a provocare le popolazioni, in modo da giustificare un’estesa re-
pressione.
Al contrario, il più delle volte, erano le autorità prefettizie a parteggiare per i
contadini, anche se, erano chiamati a far rispettare la legge .
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Col sopraggiungere del Primo conflitto mondiale, la rivendicazione del diritto a
coltivare le terre incolte divenne più pressante, aggravata dal profondo malessere,
19 G. Procacci, Dalla rassegnazione alla rivolta, Roma, Bulzoni Editore, 2009, p. 223.
20 Ivi , p. 224.
21 Stralcio relazione del delegato di P.S del 2 marzo 1915 tratto da: Prefetto di Roma, 8 aprile 1915,
ACS, Ministero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Divisione Politica
Giudiziaria, 1913-1914, b. 157.
22 G. Procacci, Dalla rassegnazione alla rivolta, cit., p 225.