Page 267 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             Statuto Albertino, ha luogo una manifestazione di protesta opposta alla parata
             ufficiale.
                Dopo la morte di tre dimostranti, la protesta esplode in un’aperta rivolta ge-
             nerale: dalla città occupata, l’insurrezione si estende a macchia d’olio, attraversa
             dalle Marche tutta la Romagna dove vengono arrestati i socialisti Benito Musso-
             lini e Pietro Nenni, e si accendono focolai in tutti i più importanti centri italiani.
                Nelle giornate più drammatiche degli scontri di piazza che si registrarono ad
             Ancona il Ministero dell’Interno affidò la direzione dei servizio di ordine pubblico
             all’Ispettore Generale della P.S. Giuseppe Alongi che “rappresentò una sorta di
             eccezione al generale sfacelo testimoniato dai rappresentanti delle forze dell’ordi-
             ne nell’Anconetano durante la “Settimana Rossa” .
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                Dopo giorni di combattimenti e barricate, con l’intervento dell’Esercito il 10
             giugno 1914 la Confederazione Generale del Lavoro revocò lo sciopero ed il 13
             giugno la rivolta cessò.
                L’episodio costituisce una preoccupante esacerbazione dei conflitti sociali che
             prelude alle crisi del primo dopoguerra .
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             Lo spirito pubblico alla vigilia dell’intervento
                Il 12 aprile 1915, al Ministero dell’Interno fu approntata una circolare a stampa
             “riservatissima” da inviare a tutti i prefetti del Regno per conoscere i sentimenti
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             dell’opinione pubblica nell’eventualità dell’entrata in guerra .
                A primo acchito potrebbe giudicarsi un’iniziativa oculata e opportuna dato il
             delicato periodo se non fosse per il misterioso retroscena che l’avvolge.
                Stando ai fatti a diramarla fu il Direttore Generale della P.S. Giacomo Vigliani,
             si appurerà poi senza il consenso del ministro Salandra, che venutone a conoscen-
             za nove giorni dopo ne ordinò l’immediato ritiro.

             31  Cfr. M. Severini, Giovani ribelli. L’altro giugno 1914: la Settimana rossa, Senigallia, Pensiero
                 e Azione Editore, 2014, p. 75.
             32  Critico verso la mancata gestione dell’ordine pubblico da parte delle autorità durante la Setti-
                 mana rossa è Marco Severini: “Le forze dell’ordine uscirono sfiduciate e pesantemente criticate
                 dalla sfida sovversiva: comunque si vogliano interpretare, la resa ai rivoltosi da parte di un
                 esperto generale dell’esercito, la cessione dei poteri di un prefetto reggente all’autorità militare,
                 il comportamento maldestro, incauto e spesso sconsiderato da parte dei delegati di Pubblica
                 sicurezza e degli ufficiali dell’Arma dei carabinieri, indubbiamente correi della sanguinosa stri-
                 scia di morti e di feriti occorsa nelle diverse piazze italiane, costituivano il sintomo di un’ineffi-
                 cienza che un’Italia desiderosa di sedere nel consesso delle grandi potenze non poteva assoluta-
                 mente permettersi”. (Crf. M. Severini, Giovani ribelli. L’altro giugno 1914: la Settimana rossa,
                 cit., p. 107).
             33  Sull’inchiesta promossa dal Ministero dell’Interno sullo stato dello spirito pubblico alla vigilia
                 dell’intervento dell’Italia in guerra vedasi  B. Vigezzi, Da Giolitti a Salandra, cit., pp. 321– 401.
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