Page 265 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             Dalla “sana democrazia”  alla “politica nazionale”
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                Nel 1913, alla vigilia delle prime elezioni a suffragio universale, il sistema gio-
             littiano comincia a vacillare mostrando i segni di una crisi profonda che si erano
             già percepiti con la guerra di Libia (1911).
                A dettare il cambiamento fu la crisi economica del 1913-1914 accompagnata
             dalla flessione dei salari e dalla diffusa disoccupazione nelle industrie tessili, me-
             tallurgiche, edilizie.
                La riforma elettorale , voluta da Giolitti aveva portato, oltre all’allargamento
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             della platea elettorale, il ritorno sulla scena politica dei cattolici grazie al patto sot-
             toscritto coi candidati giolittiani dal Conte Ottorino Gentiloni, capo dell’Unione
             Cattolica Italiana che permise l’elezione di 228 deputati impedendo, come scrisse
             l’“Osservatore Romano” di “ingrossare la schiera, già sensibilmente aumentata
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             dei partiti sovversivi” .
                La maggioranza parlamentare di Giolitti , pur tuttavia, si presentava ancora
             indebolita, divisa tra mille sfumature di liberalismo e un groviglio di interessi
             personali e territoriali difficile da soddisfare e contemperare.
                Giolitti si dimise il 10 marzo 1914, dopo il rifiuto di alcuni radicali di votare un
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             provvedimento sulle spese di guerra sostenute in Libia .
                Sarà la fine della “sana democrazia” sostenuta dal deputato di Dronero e l’i-
             nizio della “politica nazionale”, incarnata dal nuovo Presidente del Consiglio dei
             Ministri, Antonio Salandra che subentrerà al suo posto.
                È con questo quadro politico-istituzionale molto fragile che l’Italia dovrà af-
             frontare il terribile biennio 1914-1915, caratterizzato, nella prima metà del 1914,
             dalle ostilità, promosse da Nord a Sud, dalla sinistra e, poi, nei mesi successivi
             dalle intemperanze della destra decisa a conquistare la scena con prepotenza e
             ad impossessarsi “nei metodi della piazza di sinistra”, così come ha giustamente




             26  Giolitti riafferma la formula della “sana democrazia” nei giorni della guerra in Libia (1911) ov-
                 verossia di una democrazia che tempera i suoi eccessi e vince le sua astrattezze. Più estesamente
                 in B. Vigezzi, Da Giolitti a Salandra, Firenze, Vallecchi Editore, 1969, p.63.
             27  Il Patto Gentiloni costituisce quella grossa operazione elettorale che consentirà la partecipazione
                 di massa dei cattolici alle elezioni politiche del 1913, sospendendo, di fatto, l’applicazione del
                 Non-expedit, già concessa, in alcuni casi per le elezioni del 1904 e del 1909. Esso sancisce  l’al-
                 leanza in funzione antisocialista tra i cattolici e i candidati governativi vicini a Giolitti.
             28  L’Osservatore Romano, 6-11-1913, in G. Candeloro, Il movimento cattolico in Italia, Editori
                 Riuniti, Roma 1974, p.  362.
             29  Cfr. Marco Damilano, E Giolitti finì rottamato, in La Grande Guerra – Le due Italie,  in la
                 Grande Guerra. Raccontarla
                 cent’anni dopo per capire l’Europa d’oggi, Roma, Gruppo Editoriale L’Espresso S.p.A. 2004,
                 p. 177.
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