Page 358 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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358        la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana



             nisi, la duplice franco-russa in Egitto.
                Il 12 maggio il Trattato del Bardo tra la Francia e il bey di Tunisi pose fine alla
             vicenda. Esso prevedeva l’istituzione di un protettorato, in realtà si trattò di una
             vera e propria annessione che in Italia inevitabilmente suscitò grande impressione
             sia negli ambienti politici sia nella stampa. Cairoli stretto nel vortice degli accadi-
             menti africani dovette rassegnare le sue dimissioni travolto dalle numerose criti-
             che a lui rivolte da tutti i settori della Camera. L’accusa più forte che fu mossa al
             governo era quella di aver portato l’Italia all’isolamento, prova ne fu che nessuna
             potenza si mosse a sostenere le ragioni italiane. La difficile situazione fu ereditata
             dal quarto governo Depretis, con Mancini agli Esteri, in quei giorni, di Robilant
             manifestò al nuovo capo della Consulta in un lungo rapporto (1 giugno 1881) il
             consiglio di riavvicinarsi alla monarchia austro-ungarica. Per fare ciò bisognava
             però riconquistare la fiducia della Germania e abbandonare le mire irredentiste
             tanto care agli ambienti politici italiani. Frattanto in seno al governo nacque un
             diverso modo di interpretare i problemi internazionali, portatore di questo nuovo
             pensiero fu il ministro Mancini che diveniva così il punto di riferimento di quelle
             forze politiche che vedevano nel miglioramento dei rapporti con gli Imperi cen-
             trali la soluzione per uscire dall’isolamento in cui, inutile negarlo, era precipitato
             il Paese. Tuttavia con molta lungimiranza di Robilant dette corso alle istruzioni
             di Mancini che lo sollecitavano a informare Kálnoky, l’incontro avvenne il 18
             gennaio 1882 alla Ballplatz e fu improntato alla massima cautela da entrambe le
             parti. Kálnoky replicò all’apertura italiana che apprezzò molto nella forma ma
             non poteva prendere alcuna decisione senza l’avallo di Berlino e attese l’esito di
             nuovi incontri tra i diplomatici italiani e quelli tedeschi. Finalmente il 31 gennaio
             de Launay riuscì a ottenere un colloquio con Bismarck e sulla base delle istruzio-
             ni di Mancini e di Robilant parlò del desiderio dell’Italia di giungere a una più
             stretta intesa con la Germania e l’Austria-Ungheria, suoi naturali amici e alleati.
             Naturalmente sarebbe stato richiesto l’impegno dell’Italia in caso di una guerra
             della Francia, da sola o con la Russia, contro Austria-Ungheria e Germania. Il 22
             marzo di Robilant si recò nuovamente a Vienna dal ministro degli Esteri austriaco
             proponendo la stipula di un patto in cui il punto essenziale sarebbe stato: «L’impe-
             gno da parte dei tre Sovrani alla comune difesa nell’eventualità di un’aggressione
             che avesse luogo da parte della Francia contro qualunque dei tre Stati e da parte
             di un’altra potenza col concorso militare della Francia riservandosi ad ulteriori
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             stipulazioni il modo e la forma dell’aiuto a prestarsi» .
                Lo spirito essenziale del patto fu quindi quello di assicurare all’Impero tedesco
             l’appoggio italiano in caso di attacco francese, come all’Impero austro-ungarico
             fu garantito quello tedesco se fosse stato aggredito dalla Russia, all’Italia di en-
             trambi gli imperi nel caso fosse stata attaccata dalla Francia. Mancini offrì di


             16  G. Giordano, op. cit., p. 113.
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