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362 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
essere concessi all’Italia oltre a quelli spettanti da possibili modifiche dello status
quo balcanico. Tale proposta non fu accettata dalla diplomazia austro-ungherese.
La necessità di intese militari tra gli Stati Maggiori italiano e germanico fu affron-
tata concretamente nell’ottobre 1887 allorché il nuovo presidente del Consiglio
e ministro degli Esteri Francesco Crispi andò a trovare il cancelliere tedesco a
Friedrichsruh. L’imperatore Guglielmo I non solo diede il suo assenso per l’ini-
zio delle trattative ma espresse il desiderio che gli accordi si estendessero anche
alla Marina. L’incessante lavoro del diplomatico convinse il ministro degli Esteri
austriaco Kàlnoky che il 28 dicembre inviò al proprio ambasciatore a Roma una
lettera, attraverso la missiva si autorizzava a compiere sondaggi per verificare le
reali possibilità di giungere a un accordo anche in campo militare. Parimenti si
discusse circa la possibilità che una volta raggiunta un’intesa con la Germania,
l’Italia non avesse più unità disponibili da inviare in oriente a sostegno delle forze
dell’Impero austro-ungarico. In una lunga nota Kàlnoky, dopo aver valutato l’e-
norme importanza che avrebbe rappresentato sia per l’Italia sia per la Germania
la collaborazione austriaca per il trasporto delle truppe italiane sul Reno, ribadì
la possibilità che i colloqui iniziati a Berlino fossero continuati per chiarire tre
importanti punti: a) la disponibilità italiana a inviare unità ad Est; b) se sarebbero
rimaste all’Italia truppe sufficienti per poter attivamente prendere parte alla guerra
in Oriente ; c) quali fossero le condizioni italiane per la cooperazione. Lo scambio
di note tra le diplomazie austro-ungariche e quelle italiane non rimase lettera mor-
ta. Infatti il 15 maggio l’Italia fu coinvolta nel Trattato di alleanza austro-rumeno.
Intanto sul finire del mese di febbraio iniziarono le trattative a Vienna per stipulare
una convenzione relativa al trasporto delle truppe italiane da inviare in Germania.
I lavori della conferenza si conclusero il 1° marzo 1888, la Convenzione stabilì
che sarebbero state messe a disposizione delle truppe italiane tre linee ferroviarie.
La Francia, dopo Sedan, a difesa delle sue nuove frontiere realizzò una lunga
serie di opere fortificate: fu questa linea di difesa a convincere von Moltke della
imprudenza di sferrare il primo attacco in Occidente, portandolo a preferire l’area
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polacca come possibile teatro bellico principale .
Inoltre, si credeva, se la Francia avesse diretto la maggior parte delle sue forze
contro l’Italia, le unità restanti non sarebbero state in grado di fermare le truppe
tedesche. Una volta che l’esercito imperiale, rinforzato dai cinque corpi d’armata
italiani, avesse sbaragliato e superato la linea dei forti, vincendo una parte dell’e-
sercito francese, avrebbe potuto forzare il resto a una battaglia risolutiva puntando
su Parigi. L’esistenza della Convenzione militare italo-tedesca fu nota quasi su-
bito, la notizia unita al nuovo orientamento protezionistico della classe dirigente
francese contribuì al fallimento delle trattative tra Francia e Italia per il rinnovo
del Trattato di commercio del 1881 e all’inizio della “guerra delle tariffe” che durò
19 D. Mack Smith, I Savoia re d’Italia, Milano, 1992, pp. 43-86.