Page 408 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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408        la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana



             Duma, lo zar inviò in Europa l’economista russo De Martens per discutere con i
             governi di Berlino, Parigi, Londra, l’Aia, Roma e Vienna l’organizzazione della
             seconda conferenza di pace e definire la data dell’incontro (gennaio 1907). Si
             incontrò anche con l’ambasciatore americano in Italia Mr. White, con cui parlò
             a lungo per risolvere la questione delle aggiunte proposte dagli Stati Uniti e non
             presenti nel programma già inoltrato, subito rigettate dalla Germania.
                La visita di De Martens dette nuova centralità all’azione russa, ma non diminuì
             affatto l’influenza americana in materia e così il dialogo diplomatico si svolse su
             due fronti. Il «tour» dell’inviato russo rivelava intanto quello che era e sarebbe
             stato l’atteggiamento dei paesi europei nei confronti della Conferenza e dei suoi
             possibili risultati. Nicola II avrebbe voluto la conferenza completamente libera nel
             suo programma: ogni stato avrebbe potuto sottoporre, all’attenzione dell’assem-
             blea, gli argomenti che desiderava. Naturalmente molti ambasciatori espressero
             subito il timore che, nel corso dei lavori, potessero venire sollevati temi poco gra-
             diti ai propri governi. Per questo motivo suggerirono caldamente che il program-
             ma fosse stabilito in anticipo. Vi erano inoltre problemi di definizione: il governo
             di Sua Maestà Britannica chiedeva di cambiare la titolazione del punto centrale
             della Conferenza da “disarmo” a “riduzione delle spese per le armi”, con le note-
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             voli differenze che questo comportava in termini di armamenti già acquisiti . Si
             doveva, infatti, ridurre la spesa per le armi, ma non eliminare ciò che si possedeva
             già. Per quanto riguarda la Germania la situazione era stata chiarita in un incontro
             fra il Cancelliere Bernard von Bülow e il Ministro degli Esteri italiano Tommaso
             Tittoni. La Germania, secondo il primo ministro tedesco, non aveva alcun motivo
             di opporsi ad una discussione sulla pace e sugli armamenti, ma non intendeva
             affidare ai suoi delegati la facoltà di votare per non prendere alcuna posizione che
             potesse essere contraria ai suoi interessi. La posizione italiana era, invece, vicina
             a quella inglese, tanto che il governo si definiva disponibile a sostenere qualun-
             que posizione tenuta dalla Gran Bretagna, pur ribadendo che era impossibile per
             l’Italia, così come per qualunque altra potenza, disfarsi anche parzialmente dei
             propri armamenti se le altre nazioni non lo avessero fatto a loro volta. Questa era
             la posizione della maggior parte degli stati invitati alla Conferenza. In definitiva,
             si approvava il principio e si plaudiva all’idea, ma si riteneva difficile che fosse
             possibile trovare una formula adeguata ed attuabile per raggiungere un risultato
             concreto sulla riduzione degli armamenti.
                Restava infine da stabilire se potessero partecipare alla Seconda Conferenza
             anche quegli stati che non avevano aderito alla prima. La Russia fu subito d’ac-
             cordo ad allargare la partecipazione come richiesto dagli Stati Uniti che subito



             27  UnitEd statEs dEPartMEnt of statE, Papers relating to the foreign relations of the United
                 States with the annual message of the president transmitted to Congress December 3,
                 1907, U.S. Government Printing Office, Washington, 1910, p. 1104.
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