Page 413 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             sarebbe stata tanto grande ed influente quanto l’uomo che la deteneva»,  dunque
             diventava una faccenda quasi personale.
                In effetti, Wilson applicò con costanza questi principi durante i due mandati
             della sua amministrazione, cercando di costringere il Congresso a varare i prov-
             vedimenti da lui proposti, ed ebbe successo la maggior parte delle volte. Convinto
             delle proprie capacità, e consapevole del gravoso compito di essere interprete del
             giusto destino d’America, impose le sue convinzioni anche nelle scelte di politica
             estera scavalcando, spesso, il Dipartimento di Stato ed il suo Segretario.
                Wilson teneva in scarsa considerazione il suo Segretario di Stato che ritene-
             va «una necessità politica ma un imbarazzo istituzionale e diplomatico» . Infatti
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             aveva scelto Bryan non per la sua esperienza politica estera – in effetti non ne
             aveva alcuna ed era un vero parvenu dell’ambiente – ma per la sua lunga militanza
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             nel partito Democratico . E le cose non migliorarono affatto nel 1915, quando
             Bryan rassegnò le dimissioni e Lansing venne nominato al suo posto. Wilson con-
             tinuò, infatti, a scavalcare con regolarità anche Lansing. Dopo l’iniziale simpatia,
             si sviluppò fra i due, una crescente incomprensione. Già poco tempo dopo la sua
             nomina, il Presidente definiva Lansing come un avvocato dalla mentalità ristretta,
             rimasto bloccato dai tecnicismi ed incapace di una visione globale delle relazioni
             internazionali . In ogni caso Lansing riuscì a resistere per tutta la durata del con-
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             flitto, fino al suo brusco licenziamento nel 1920, un anno prima del termine del
             secondo mandato di Wilson.
                Il Presidente estendeva la sua ostilità anche ad alcuni ambasciatori. Così si
             esprimeva riguardo al proprio ambasciatore in Germania, James Gerard, riportan-
             do l’appunto sui margini di un telegramma che gli era stato inviato: «ordinarily
             our ambassador ought to be backed up as of course, but - this ass? It is hard to take
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             it seriously» . Sicuramente Gerard non brillava per esperienza diplomatica – era
             stato infatti nominato più per le sue generose donazioni al partito Democratico che
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             per la sua abilità  – ma era stato Wilson a sceglierlo, così come aveva nominato
             Bryan e poi Lansing a Segretari di Stato. Dunque, se la politica estera americana
             fu a volte incoerente e inefficace, si può in parte attribuirne la responsabilità al


             37  Ibid., p. 79.
             38  John W. coogan, American Foreign Relations Reconsidered, 1890-1993, Routledge, New York,
                 1994, p. 73
             39  WaltEr lafEbEr, The American Age – U.S. foreign policy at home and abroad 1750 to the
                 present, W.W. Norton & Company, New York, 1994, p. 273.
             40  daniEl M. sMith, Robert Lansing and American Neutrality, 1914-1917, University of California
                 Press Berkley, California, 1958, p. 81.
             41  arthUr s. linK, Wilson the Diplomatist, a look at his major foreign policies, Quadrangle Paper-
                 back Editions, Chicago, 1963, p. 26. Traduzione: «Solitamente il nostro ambasciatore dovrebbe
                 essere supportato come sarebbe naturale ma -questo cretino? È difficile prenderlo sul serio».
             42  Ibid., p. 25.
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