Page 420 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
P. 420
420 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
Così l’ambasciatore americano in Austria scriveva al Segretario di Stato, co-
municando la grave notizia dell’attentato mortale all’erede al trono imperiale.
Wilson inviò le condoglianze dalla Casa Bianca il giorno successivo, esprimendo
la sua vicinanza all’Imperatore e a tutta l’Austria-Ungheria.
Il luglio del 1914 fu caratterizzato dalla tipica calma che precede la tempesta.
Bryan continuava caparbiamente la sua lotta per il piano di pace ma lo sguardo
di tutti indugiava fra Vienna e Belgrado e, dalle loro ambasciate, gli Stati Uniti
ricevevano telegrammi sulla situazione austriaca. C’era molta tensione, ma anche
una certa fiducia di riuscire a contenere la crisi e di evitare lo scoppio della guerra,
o, almeno, di un conflitto che coinvolgesse tutta l’Europa.
Il 27 Luglio il Segretario di Stato ricevette un telegramma da Konstantin Dum-
ba, ambasciatore austriaco a Washington. Il dispaccio era, in realtà, stato spedito
il 24 luglio, ma era stato poi ricevuto qualche giorno dopo, cosa non rara anche
per le comunicazioni “avanzate” di quei tempi. Dumba informava ufficialmente il
Governo degli Stati Uniti che, in seguito all’attentato e anche alla continua propa-
ganda anti austriaca promossa dal governo serbo, «il Governo Imperiale e Reale si
trovava costretto a chiedere al Reale Governo Serbo alcune garanzie per prevenire
future agitazioni. L’Inviato Imperiale e Reale a Belgrado ha così consegnato una
nota al Reale Governo Serbo, il 23 di questo mese, chiedendogli di accettare un
65
certo numero di richieste a questo proposito entro quarantotto ore» . Così veniva
comunicata al mondo la consegna del famoso ultimatum alla Serbia, con scadenza
per il 27 Luglio 1914.
Da questo momento in poi, il Dipartimento di Stato venne letteralmente su-
bissato di missive, dispacci, telegrammi e rapporti da tutte le sue ambasciate nel
mondo, ed in particolar modo da quelle europee. Il chargé d’affaires in Russia,
Charles Wilson, non aveva dubbi che «l’intervento russo fosse inevitabile in
66
caso di un conflitto Austro-Serbo» . Il pomeriggio dello stesso giorno la Russia
67
cominciava la completa mobilitazione delle sue forze. I telegrammi si susseguiro-
no rapidi, talvolta anche in contraddizione fra loro, ma il tono era sempre di estre-
ma tensione e di grande allarme. Arrivava anche qualche segnale positivo, come
dalla Germania, dove l’ambasciatore Gerard pensava che la faccenda si potesse
risolvere senza una guerra generale europea, ma la sua era una voce praticamente
isolata.
Il 28 luglio era sempre Wilson a scrivere da San Pietroburgo:
è appena arrivata la notizia della dichiarazione di guerra alla Serbia
e ha causato grande eccitazione ed apprensione. L’intervento russo
appare inevitabile. […] Sono stato informato dall’Ambasciata tede-
65 frUs, 1914, p. 17.
66 Non legato da parentela con il Presidente Wilson.
67 frUs, 1914, p. 15.

