Page 50 - Le donne nel primo conflitto mondiale - Dalle linee avanzate al fronte interno: La grande guerra delle italiane - Atti 25-26 novembre 2015
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LE DONNE NEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE                                       50


          l’iniziativa di un prestito nazionale, aprendo una sottoscrizione anche per coloro che
          erano in grado di risparmiare cifre minime. L’iniziativa dimostra meglio di molte altre
          come la guerra fosse considerata propulsiva dell’emancipazione femminile e comun-
          que in casi come questo, “piegata” allo scopo. La promotrice dell’iniziativa, infatti,
          una professoressa bolognese, precisava che l’urgenza del momento portava con sé
          anche necessità di riforma del codice civile perché l’uso del denaro che la donna aveva
          risparmiato grazie al proprio lavoro urtava contro la realtà della soggezione giuridica
          in cui essa di fatto era tenuta dalle normative vigenti .Alla concretezza di coloro che
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          sostanzialmente condividevano l’entrata in guerra dell’Italia, si affiancava un secondo
          tipo di interventismo, fattivo come il precedente, ma di segno opposto, in quanto
          ostile alla guerra. La ricchezza d’iniziative e l’intensità dell’impegno sociale erano la
          presa d’atto di una situazione in cui i deboli della società, donne e bambini, avrebbero
          ancora una volta finito per pagare costi altissimi. Venivano messe da parte dunque
          sottigliezze teoriche e discussioni astratte proprio perché l’urgenza del momento im-
          poneva una mobilitazione delle energie. Tale fu il caso ad esempio di Linda Malnati
          e Carlotta Clerici, milanesi, propagandiste socialiste, compagne di vita e d’ideali. La
          Malnati, benché ostile all’intervento in guerra, si occupò di colonie per l‘infanzia pro-
          mosse dal Comune di Milano; questo non le impedì di essere insieme alla Clerici, nel
          biennio ’16-’17, a capo del Gruppo socialista femminile di Milano che si occupava della
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          propaganda per la pace .
             Infine, in questo breve e certo non esaustivo tentativo di riflessione sui significati
          e i limiti dell’interventismo femminile, una citazione di riguardo spetta all’ultima ti-
          pologia da me menzionata, l’interventismo simbolico rappresentato dal settore poco
          esplorato, delle associazioni in onore delle madri e vedove dei caduti in guerra.
             Le valenze simboliche che rendevano queste “donne in nero”, specialmente se ri-
          unite in corteo, un elemento di grande efficacia simbolica nell’immaginarlo collettivo,
          erano spesso legate al dolore per i lutti subiti e allo stato di vedovanza, pubblicamente
          ostentati e oggetto di scambio politico.
             Se, infatti, come per le molte associazioni femminili che avevano reclamato un
          posto nella società del dopoguerra per il loro contributo, chiedere una ricompensa


          17  Su ciò, il saggio di Bartoloni S., L’associazionismo femminile nella prima guerra mondiale e la mobilitazione per
             l’assistenza civile e la propaganda, in Donna Lombarda 1860-1945, a cura di Gigli Marchetti A.- Torcellan
             N., Milano 1995.
          18  Sull’interventismo femminile si veda il denso studio di Schiavon E., Interventiste nella grande guerra.
             Assistenza, propaganda, lotta per i diritti a Milano e in Italia(1911-1919), Milano, 2015.







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