Page 54 - Le donne nel primo conflitto mondiale - Dalle linee avanzate al fronte interno: La grande guerra delle italiane - Atti 25-26 novembre 2015
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LE DONNE NEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE                                       54


          volontariato femminile, la Baronchelli proponeva che i Comitati di preparazione sche-
          dassero le volontarie stesse per ogni mansione o ufficio per i quali si erano offerte o
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          si reputassero idonee .
             La guerra può essere condivisa anche tramutandola in occasione lavorativa, come
          nel caso delle corrispondenti di guerra. Flavia Steno era lo pseudonimo di Amelia
          Cottini Osta, piemontese di origine, ma genovese di adozione. La sua famiglia si era
          trasferita a Torino quando la Savoia passò alla Francia ed era composta di militari
          per lunga tradizione. Laureata a Zurigo dove fece gli studi universitari, iniziò presto
          la carriera giornalistica a Genova nel “Secolo XIX”, che durò per venticinque anni.
          Scrisse anche romanzi e durante il conflitto fu corrispondente di guerra. I suoi arti-
          coli furono apprezzati dalla Sanità Militare che la sollecitò a raccoglierli in volume.
          Di lei, Matilde Serao scrisse che come “figura di donna, di giornalista, di scrittrice
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          onora la professione” . Nel 1915, la Steno era una giornalista ormai conosciuta nella
          sua città d’adozione e allo scoppio della guerra assumeva una posizione nettamente
          interventista, cercando di distinguere fra la guerra in generale e questa in particolare.
          La Steno affermava che c’erano due morali: una per gli individui e una per i popoli, a
          loro volta differenti poiché le donne erano contrarie alla guerra come evento che por-
          tava via loro gli affetti più cari. La sua prima occasione risaliva al luglio 1915, quando
          l’Italia non era ancora entrata in guerra con la Germania e la giornalista si era recata a
          Berlino. Gli articoli che inviò al giornale portavano la firma di Mario Valeri. La prima
          osservazione riguardava la difficoltà ad entrare e uscire dal territorio nemico. Non
          soltanto i bagagli e gli indumenti erano ispezionati, ma qualsiasi forma di carta stam-
          pata sequestrata ed eliminata. La prima formalità cui bisognava provvedere era recarsi
          al Polizeipraesidium che rilasciava le autorizzazioni, senza le quali era impossibile inviare
          un telegramma o acquistare un biglietto ferroviario. Inoltre, il transito era proibito agli
          inglesi, ai francesi, agli italiani, ai serbi, ai giapponesi; gli americani erano accettati non
          senza difficoltà; i più graditi erano gli svizzeri, gli spagnoli, e quelli provenienti dai pa-
          esi nordici e balcanici. I militari erano circondati d’ammirazione, il popolo nutriva per
          loro un’adorazione religiosa. In ogni quartiere della città esisteva una Casa del bam-
          bino, che ospitava tutti i figli dei richiamati dalle otto del mattino alle sei della sera.
             Il suo reportage dalle zone di guerra italiane la condurrà successivamente in Friuli
          Venezia Giulia.
             I primi articoli di Flavia Steno erano dedicati all’indagine delle impressioni ricevu-

          24   Ivi, p.14. Si veda anche Roccella E., Il dovere della donna nell’ora presente, Caltanissetta, 1917.
          25   Gastaldi M., Donne luce d’Italia, Pistoia, 1930, p. 549.







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