Page 52 - Le donne nel primo conflitto mondiale - Dalle linee avanzate al fronte interno: La grande guerra delle italiane - Atti 25-26 novembre 2015
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LE DONNE NEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE 52
persona superstite e l’ordine politico vigente, in questo caso il fascismo, che iniziava
la parabola ascendente a breve distanza dal dopoguerra. L’esempio più altisonante fu
Margherita Grassini, sposata all’avvocato Sarfatti, come lui socialista, tanto da colla-
borare attivamente al primo periodico nazionale delle donne socialiste «La Difesa del-
le lavoratrici», fino alla scelta interventista. Margherita Sarfatti rappresentò l’esempio
di come un lutto privato potesse assumere valenze politico-simboliche attraverso una
finalizzazione più individuale rispetto agli esempi precedenti; in lei, l’interventismo
si legò fin dagli inizi saldamente all’adesione al fascismo e quindi alla condivisione
di una teoria politica fondata sullo stato etico, vivificato dalla piccola borghesia. Alla
nozione marxista della classe veniva sostituita l’entità in parte astratta del popolo pa-
cificato nell’interesse di uno Stato “organicista”, che da un lato doveva poggiare sulla
solidarietà di tutti i suoi membri all’interno, ma all’esterno recuperava i miti guerrieri
di uno stato-nazione, con velleità imperialistiche sempre più concrete.
Interventista tanto da appoggiare la scelta di uno dei due figli di partire volontario
per la guerra a 18 anni, visse il lutto reale legandolo a valenze simbolico-politiche.
“Nel momento della perdita del figlio c’era già infatti in lei la volontà di creare il mito
di uno Stato comunità, uno strumento ideologico a cui affiancherà dopo la morte del
figlio, il rito... Come l’intervento e la guerra rappresentavano la prima fase di costru-
zione di un mito, così la morte di Roberto le offre l’occasione di ritualizzare il mito:
Roberto diventa uno dei primi oggetti di culto del fascismo e il contributo della madre
alla ideologia e pratica del fascismo...diventa nelle intenzioni materne un mito ecume-
nico per l’Italia del dopoguerra, che accomuna non solo arditi e reduci, ma legittima
trasversalmente il fascismo. Non è solo un mito degli squadristi, è un mito di tutti.
È questa l’intenzione della madre che unisce alla propria legittimazione di fascista ad
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honorem quella del fascismo come elaborazione collettiva del lutto .
4. Il lavoro di scrivere la guerra
Se Teresa Labriola, per spessore culturale e familiare per tutto ciò che rap-
presentò anche in termini personali nell’emancipazionismo e nel fascismo, fu quasi
un caso a sé nell’interventismo femminile italiano, non fu certo la sola. Donna Paola
pseudonimo di Paola Baronchelli Grosson, già dal 1910 si era occupata su vari gior-
21 Urso S, La formazione di Margherita Sarfatti e l’adesione al fascismo, «Studi Storici», a. 35, n. 1, gennaio-
.
marzo 1994, pp. 166-7. Si veda, per le analogie biografiche, ma anche per le differenze d’impostazione,
la vicenda personale di Anna Franchi, socialista, propagandista del divorzio ai primi del novecento,
che, interventista, perse uno dei figli al fronte e fondò una Lega per l’assistenza alle madri dei caduti.
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