Page 81 - Le donne nel primo conflitto mondiale - Dalle linee avanzate al fronte interno: La grande guerra delle italiane - Atti 25-26 novembre 2015
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I Sessione: FRONTE INTERNO 81
Tra i compiti dell’Ufficio VI, c’è l’organizzazione di laboratori per lavori di cucito dove
trovano un’occupazione mogli e familiari di soldati. Sono più di seimila, a metà del 1916,
le donne che lavorano in questi laboratori. Iniziative per la confezione di indumenti
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per l’esercito vengono promosse dal volontariato femminile in tutto il paese.
La “lealtà” alla patria che si chiede e ci si aspetta dalla donne, nei primi mesi del
conflitto, è l’estensione all’ambito pubblico di pratiche di maternage. Col passare del
tempo, la tragica “modernità della guerra genera un bisogno di assistenza che ride-
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finisce la categoria stessa di maternità. Da elemento simbolico del patriottismo, qual
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era stata nelle fasi costitutive dell’unità nazionale , la maternità diventa una pratica
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sociale. La disponibilità femminile alla “cura” assume il carattere di un’organizzata
rete di servizi socio-sanitari. La pietas che motiva l’assistenza diventa una risorsa so-
ciale per la guerra.
Il volontariato femminile opera in un contesto, il “sistema della mobilitazione”,
autoritario, gerarchico, militarizzato. L’irreggimentazione dell’assistenza si estende
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anche ai lavori di maglieria delle casalinghe. Nel settembre 1916, la Commissione
Centrale degli Indumenti Militari, istituita presso il Ministero della guerra, manda a
tutti i prefetti del paese una circolare sulle norme da seguire per la confezione di in-
dumenti di lana. Oltre a definire la tipologia dei capi da confezionare (sciarpe, guanti,
29 Comune di Milano, Comitato centrale di assistenza, Relazione sull’attività svolta dal 1° gennaio al 31
dicembre 1916, Milano, Stucchi e Ceretti, 1917, p. 20.
30 J. Leed E., No Man’ Land. Combat&Identity on World War I, Cambridge, Cambridge University Press,
1979 (tr. it. Terra di nessuno. Esperienza bellica e identità personale nella prima guerra mondiale, Bologna, Il
Mulino, 1985 ; Antonio Gibelli, L’Officina della guerra. La Grande Guerra e le trasformazioni mentali, Tori-
no, Bollati Boringhieri, 1991; John Horne, States, society and mobilization in Europe during the First World
War, Cambridge University Press, Washington. D.C., Cambridge, 1997.
31 Bravo A., Simboli del materno, in Donne e uomini nelle guerre mondiali, a cura di Anna Bravo, Roma-Bari,
Laterza, 1991, pp. 96 - 134; Giovanna Fiume, Madri: storia di un ruolo sociale, Venezia, Marsilio, 1995;
Marina D’Amelia, La mamma, Bologna, Il Mulino, 2005.
32 Mario Banti A., L’onore della nazione. Identità sessuali e violenza nel nazionalismo europeo dal XVIII secolo
alla Grande Guerra, Torino, Einaudi, 2005; id, Sublime madre nostra. La nazione italiana dal Risorgimento
al fascismo, Roma- Bari, Laterza, 2011.
33 Sulla riorganizzazione in senso autoritario della società civile: Giovanna Procacci, La società come
caserma: la svolta repressiva nell’Italia della Grande Guerra, Bologna, Il Mulino, 2005; id, Warfare-Welfare.
Intervento dello stato e diritti dei cittadini (1914 – 1918), Roma, Carocci, 2013. Per un approfondimen-
to degli effetti della guerra sulla crisi dello stato liberale: Angelo Ventrone, La seduzione totalitaria.
Guerra, modernità, violenza politica, Roma, Donzelli, 2003; id, Il nemico interno. Importante per le rifles-
sioni sulle effetti della violenza della guerra nel ridefinire mentalità e comportamenti: Stéphane Au-
doin-Rouzeau, Annie Becker, Retrouver la guerre. Paris, Gallimard, 2001(trad. it. La violenza, la crociata,
il lutto. La Grande Guerra e la memoria del Novecento, Torino, Einaudi, 2002. ).
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