Page 82 - Le donne nel primo conflitto mondiale - Dalle linee avanzate al fronte interno: La grande guerra delle italiane - Atti 25-26 novembre 2015
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LE DONNE NEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE 82
ventriere, cappucci) vengono forniti in allegato modelli e indicazioni molto dettaglia-
te su come eseguire i lavori: tipo di ferri, tipologia e numero di punti. Da parte del
Ministero si fa presente che «Ogni altro tipo di indumento costituirebbe un inutile
imbarazzo» . Alle volontarie si chiede di essere efficienti prima che pietose.
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Donne tra pace e guerra
Le dimensioni che assume l’impegno nell’assistenza non lascia dubbi sul fatto che
vi presero parte donne “comuni”. A sollecitare queste donne a prestare assistenza è la
pietas per le sofferenze provocate dalla guerra. Ci sono, però, altre ragioni che favori-
scono la disponibilità alla mobilitazione.
Il volontariato femminile ha tratti precisi. Sono donne appartenenti ai ceti medi
urbani intellettuali e delle professioni (insegnanti, studentesse, impiegate, casalin-
ghe) . Le vite di queste donne non hanno un carattere di eccezionalità. Sia che svol-
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gano una professione sia vivano nella domesticità, resta la dimensione del privato la
loro collocazione sociale. In genere, non hanno contatti con la politica e l’associazio-
nismo femminile. Non si tratta, però, di donne “qualunque”. Per livello di istruzione
sono più colte della media del paese, hanno un profilo sociale che le colloca in una
condizione economica non disagiata. Sono, soprattutto, donne che sentono il bisogno
di superare i “confini” della loro quotidianità di vita, di valorizzare nella sfera pubblica
conoscenze e competenze. L’attivismo femminile nell’assistenza trae una motivazione
anche dai bisogni delle donne che ne sono protagoniste. La partecipazione alla mobi-
litazione rappresenta per donne che aspirano a superare la soglia “di casa” un’oppor-
tunità da cogliere con entusiasmo.
In Italia, la guerra rappresentò, per molte donne, la prima occasione di parteci-
pazione alla sfera pubblica. Le opere di “cura” le fanno sentire socialmente utili e
inserite nella vita nazionale. Significative appaiono, a questo proposito, alcune lettere
di adesione alla “Federazione delle seminatrici di coraggio”, un’associazione di assi-
stenza morale ai combattenti . Si legge, in quella di una donna che si autodefinisce
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“casalinga per necessità”: «Che idea meravigliosa quella delle Seminatrici di coraggio!
È ben triste e sconfortante vivere isolate dal mondo per chi si sente di vivere intensa-
34 ACS (Archivio Centrale dello Stato), Archivi privati e di associazioni, Consiglio Nazionale delle Donne
Italiane, b. 70, f. 180.
35 Tutte le fonti prese in esame, archivistiche e a stampa, confermano l’appartenenza del volontariato
femminile a questi ceti sociali.
36 Per la storia di questa associazione: Augusta Molinari, Una patria per le donne, cit.
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