Page 87 - Le donne nel primo conflitto mondiale - Dalle linee avanzate al fronte interno: La grande guerra delle italiane - Atti 25-26 novembre 2015
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             Tra le donne che si dedicano all’assistenza c’è, piuttosto la consapevolezza dell’im-
          portanza sociale delle mansioni che svolgono.
             Più che sostenere la guerra, il volontariato femminile è interessato a dimostrare
          che “opera”. Su «Assistenza civile», la rivista della Federazione dei comitati di mobi-
          litazione civile, compaiono, in ogni numero, resoconti delle attività di assistenza delle
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          donne . Si tratta, in genere, di descrizioni sintetiche, burocratiche. Elenchi di “ope-
          re”. Così, il Comitato femminile di assistenza di Jesi, descrive l’attività svolta nel 1917:
                Alle famiglie dei rimpatriati abbiamo dato sussidi per il fitto, distribuito bian-
                cheria e altri generi di consumo. Abbiamo ricoverato 120 bambini nell’asilo da
                noi istituto e 90 bambine sono state mantenute nel ricreatorio. Doposcuola per
                varie classi. Si è provveduto poi alla lavorazione degli indumenti di lana. Sono
                poi così stati confezionati 593 capi e spediti al corpo d’armata di Ancona. Un
                Ufficio Notizie è stato innalzato a sotto-sezione da cui dipendono altri qua-
                ranta comuni dipendenti dal mandamento. A tutt’oggi si sono poi confezionati
                130.000 scalda – rancio. 58


             Sono le dimensioni che assume il volontariato nell’’assistenza a fornire conferma
          che la propaganda di guerra coinvolse poco queste donne. Se raffrontate alle migliaia
          di donne che operano in silenzio, le “voci” femminili della propaganda di guerra ap-
          paiono poche e isolate. A Roma, dove la mobilitazione femminile nell’assistenza fu
          minore che in altre grandi città del Nord, vi furono impegnate più di tremila le don-
          ne.  Anche nel caso di associazioni sorte con finalità di propaganda, come la Federa-
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          zione delle Seminatrici di coraggio, accadeva spesso che le aderenti si impegnassero in
          opere di assistenza. In Sardegna, alcune “seminatrici” fondano una sede dell’Ufficio
          Notizie e organizzano incontri periodici per insegnare a leggere e scrivere a familiari
          dei soldati. Altre, a Trapani, aprono un asilo per i figli dei soldati e due laboratori per
          la confezione di indumenti di lana.
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          57   Su ogni numero della rivista compare il «Notiziario delle associazioni» che pubblica il rendiconto
             delle attività svolte nel paese dai comitati di assistenza civile.
          58   Comitato femminile di Assistenza, Relazione dell’attività svolta nell’anno 1917, in «Assistenza Civile»,
             1918, n.1, p. 81.
          59   ACS, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Commissariato per l’assistenza e la propaganda di guerra (1916-
             1919), b. 9, Province: Roma.
          60   Lega nazionale delle seminatrici di coraggio. Notizie dalle sezioni, in “La nostra rivista”, 16 maggio, 1917, p.
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