Page 270 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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270 il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso
ad imitazione delle Sturmtruppen austriache già attive sulla fronte italiana dal
dicembre 1916. Gli arditi, come erano chiamati i loro componenti, erano prepa-
rati all’esecuzione di colpi di mano tendenti ad assumere informazioni, catturare
prigionieri, occupare particolari elementi della sistemazione difensiva nemica,
oppure a costituire i nuclei di testa delle ondate d’assalto della fanteria. Inizial-
mente di crearono reparti d’assalto della forza pari ad un battaglione e solo nel
1918 si pensò alla costituzione di intere grandi unità composte di arditi.
Sebbene un attento esame delle circolari sulle tecniche di combattimento
della fanteria stilate dal Comando Supremo dal 1915 al 1917 denoti una certa
evoluzione ed un progressivo affinamento dei criteri d’impiego, la condotta del-
le operazioni non evidenziava sovente una pratica attuazione di questi precet-
ti, che più spesso, invece, venivano completamente disattesi. In varie circolari
del Riparto Operazioni del 1917, Cadorna incolpava esplicitamente le unità del
mancato rispetto di elementari norme del combattimento difensivo ed offensivo.
“Malgrado le tassative prescrizioni contenute nella mia circolare 4785 in data
10 aprile 1916 si sono continuate a tenere, nella sistemazione difensiva di molti
settori della fronte parecchie posizioni la cui conservazione non presenta alcuna
reale utilità, mentre sono tatticamente infelicissime, in condizioni tali da non
poter presentare una efficace resistenza ad un attacco nemico; [...] E non solo tali
posizioni furono tenute, ma vi si lasciò una eccessiva quantità di truppa, nella
erronea credenza di poter compensare con l’addensamento delle forze le criti-
che condizioni difensive, contrariamente a quanto ho tassativamente prescritto,
specialmente con le circolari 4861 del 15 aprile 1916 e 7900 del 25 marzo 1917,
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sui criteri da seguire nell’azione difensiva . […] da noi ancora in alcune siste-
mazioni si difetta nell’applicazione appropriata al terreno della fortificazione di
montagna. Infatti in molte zone della nostra fronte di guerra, si osservano, per
notevole lunghezza, linee diritte di trincee le quali sono appena, ed in larghi
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intervalli, fiancheggiate da pochi ed appariscenti organi di fiancheggiamento .”
L’applicazione pratica delle direttive emanate dal Comando Supremo in tema
di criteri d’azione trovava, del resto, molte difficoltà di attuazione nello scar-
so addestramento soprattutto dei quadri minori, che provenivano per lo più dal
complemento ed istruiti dopo brevissimi corsi della durata di appena 2-3 mesi.
Nel 1917 le minori unità a livello compagnia e plotone dell’Esercito Italiano era-
no comandate esclusivamente da ufficiali provenienti dal complemento; l’espan-
sione degli organici nel corso della guerra e le forti perdite subite dal corpo uf-
ficiali soprattutto nel 1915, avevano determinato l’immediata promozione degli
ufficiali inferiori in servizio permanente, anche quelli meno idonei, ai gradi più
elevati. Rispetto all’Esercito Austro-Ungarico, la situazione era aggravata dalla
17 Circolare n. 7459 in data 16 aprile 1917, Abbandono di cattive posizioni difensive.
18 Circolare n. 15637 in data 28 gennaio 1917, Criteri per l’organizzazione di linee difensive.

