Page 291 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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III SeSSIone - L’evoLuzIone tecnIco-mILItare deLLa guerra           291


             è evidente l’inferiorità numerica delle nostre forze aeree rispetto a nazioni come
             la Germania e la Francia.
                Solo grazie alla tenace convinzione del Moris, che minaccia di dare le sue
             dimissioni, l’aviazione ottiene delle risorse finanziarie supplementari per poter
             pianificare, e quindi organizzare, una migliore struttura aeronautica, sia dal pun-
             to di vista tecnico-industriale che funzionale-operativo. Per colmare le carenze
             e i ritardi, il piano del Moris prevede l’acquisto di aeroplani, motori, dirigibili;
             inoltre, si implementano i corsi per conseguire il brevetto di osservatore (desti-
             nati solo ad ufficiali) e quelli per il brevetto di pilota (aperti anche a sottufficiali
             e militari di truppa); per questo scopo si costituiscono nuove scuole di volo: Mi-
             rafiori, Cascina Costa, Cameri e Pisa. Il piano prevede anche delle disposizioni
             ordinative: trasferimenti e costituzione di nuovi reparti; infine, cosa più impor-
             tante, si vuole incentivare le costruzioni aeronautiche italiane con la creazione di
             nuove fabbriche di motori ed aerei: si costituiscono nuove ditte, come l’AER di
             Orbassano (TO), e altre già esistenti, come la S.A.M.L. (Società Anonima Mec-
             canica Lombarda) di Monza, iniziano a produrre aeroplani.
                Un dato interessante: purtroppo, il 70% degli aerei consegnati alle unità ope-
             rative nel primo periodo bellico è distrutto nei voli di addestramento o trasfe-
             rimento; questo dato ebbe una drammatica conferma statistica al termine del
             conflitto mondiale, quando su quasi 1000 aviatori deceduti quasi il 70% era mor-
             to in voli addestrativi o comunque non operativi, a riprova che in quel periodo
             era necessario possedere veramente una grande passione e una tenace volontà
             nell’affrontare il volo e cercare di ridurne i rischi.  Il Moris è tra i primi ad inte-
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             ressarsi della sicurezza del volo: emana direttive per la conduzione dei voli e fa
             adottare per la prima volta la combinazione di volo di pelle nera per proteggere
                                                                          16
             i piloti dagli spruzzi frequenti di olio bollente provenienti dal motore .
                L’aviazione italiana inizia, quindi, le ostilità in forte inferiorità numerica, ma
             anche e soprattutto con meno installazioni e una quasi assente dottrina d’impie-
             go: è solo del 6 luglio 1915 l’emanazione delle norme relative all’”Impiego degli
             aeroplani per la ricerca dei bersagli per l’artiglieria e per l’osservazione del tiro”.
                Per quasi tutto il 1915 i risultati e il rendimento dell’aviazione italiana sono



             15  Soltanto tra il 50 e il 60% del personale avviato alle scuole aviatorie riusciva a brevettarsi.
                Considerando le fredde percentuali, le perdite tra il personale impiegato in aviazione furono
                proporzionalmente superiori a quelle delle truppe di terra, sfatando, così, il mito della mag-
                giore sicurezza degli aviatori rispetto ai fanti. Diverso è il discorso sulle condizioni di vita:
                si introdusse in quel periodo il concetto di casta aviatoria perché, in effetti, si “stava bene” e
                meglio degli altri combattenti. Per un’analisi approfondita sugli aviatori deceduti durante la
                Grande Guerra, vedi Paolo Varriale, I Caduti dell’aviazione italiana nella Grande Guerra,
                Roma, SMA-Ufficio Storico, 2014.
             16  Giuseppe Pesce, Maurizio Mario Moris- Padre dell’Aeronautica italiana, Roma, SMA-Uffi-
                cio Storico, 1994, pag.70.
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