Page 340 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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340           il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso



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             la Società Italiana per il Progresso delle Scienze  (Sips), ricostituita a Parma nel
             1907 sotto l’impulso di Vito Volterra - anima di questo processo evolutivo - con
             lo scopo dichiarato di rappresentare un momento di incontro tra la conoscenza
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             tecnico-scientifica e produzione industriale , l’Accademia Nazionale dei Lincei
             e l’Accademia detta dei XL, entrambe di tradizione secolare. In linea di massima
             queste organizzazioni si mostrarono distaccate, assumendo atteggiamenti di no-
             tevole cautela verso il conflitto, questo, probabilmente, fu conseguenza del fatto
             che il processo di mobilitazione degli scienziati italiani, non subì a differenza de-
             gli altri paesi europei, moti di tipo corporativo. Gli uomini di scienza si mossero
             con iniziative di tipo personale, senza seguire particolari ordini di scuderia. Di-
             versi scienziati, dopo la scelta dell’Italia, non esitarono a mettersi a disposizione
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             della nazione riconoscendosi nel citato nazionalismo scientifico , alla cui base
             vi era la convinzione che la scienza potesse prestarsi ad essere, non solo parte
             integrante, ma protagonista dello sforzo di mobilitazione del paese, mettendosi a
             servizio delle esigenze militari ed industriali di quel momento. Si va affermando
             in questo momento, inaspettatamente e grazie ai volontari al fronte, una nuova
             figura - poco analizzata -  di intellettuale funzionario interno all’amministrazione
             militare che porta come bagaglio nella forza armata conoscenze tecniche di alto
             livello e, soprattutto, porta in dote una rete consolidata di rapporti istituzionali e
             privati spesso di livello internazionale. Queste figure provenivano da uno strato
             significativo e ben inquadrabile intellettualmente ed erano riconosciute come
             eminenti anche dalla società dell’epoca, spesso, erano incardinati nella vita poli-
             tica. Secondo le disposizione vigenti all’epoca, però, essi sarebbero stati inqua-
             drati nelle forze armate col grado di sottotenenti, livello certamente inadeguato
             che creò non poche esitazioni istituzionali allorquando le diverse celebrità, in
             quei primi frenetici giorni, chiesero di servire la patria. La soluzione arrivò con il
             Regio Decreto n. 966 del 10 giugno 1915 «Nomina di ufficiali di complemento,
             limitatamente al grado di tenente, di alcune categoria di cittadini per la durata
             della guerra» che permise di far prendere servizio, se non altro col grado di te-



             7  Comune a tutti gli aderenti fu il desiderio di porre con forza il problema della ricerca scientifi-
                ca, nonché rinsaldare i legami tra le varie discipline per far fronte all’eccessiva frammentazio-
                ne dalle ricerche.
             8  Non a caso vi aderirono, oltre al mondo scientifico per intero, anche esponenti del mondo
                industriale e finanziario.
             9  Negli anni del dopoguerra, va detto, si diffusero tra gli scienziati italiani alcune tematiche ed
                esigenze che non avevano avuto risonanza nel periodo precedente l’evento bellico. Il fascismo
                farà leva su queste cercando di farle rientrare nelle more della retorica. Di fatto la guerra pro-
                dusse un nazionalismo tecnico - scientifico su cui si innesteranno poi le politiche autarchiche,
                ancora in quest’epoca lontane, ed il mito del primato scientifico italiano. R. ROMANO, C. VI-
                VANtI (a cura di), Scienza e tecnica nella cultura e nella società dal Rinascimento ad oggi, in
                «Storia d’Italia», Annali 3, 1980, p. 930.
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