Page 343 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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IV SeSSIone - ASpettI del conflItto Sul fronte Interno 343
del velivolo al primo colpo. Per Volterra questa diffusa diffidenza si tradusse in
stimolo per un approccio di tipo scientifico al problema e si sostanziò nello stu-
dio della composizione dell’aerostato: lavoro matematico, sperimentazioni e la
redazione di tavole da tiro utili ad armare i dirigibili con cannoni da montagna da
65 mm. Va detto che sperimentazioni in tal senso non erano nuove e che quelle
effettuate non avevano avuto un grande seguito prima dell’arrivo di Volterra. In
una relazione datata maggio 1915 «Norme di sicurezza per l’impiego di armi da
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fuoco sul dorso dei dirigibili - Leggi sperimentali» , è lo stesso Crocco, nella
sezione dedicata alle «Norme pratiche» che scrive una serie di avvertenze sull’u-
so di armi sul dorso degli involucri dei dirigibili. Sarà poi il Colonnello Motta
a scrivere, sulla scorta di quanto segnalato da Crocco, che non sarebbe ritenuto
conveniente installare mitragliatrici «a bordo o sul dorso dell’aeronavi», dan-
do immediata disposizione in tal senso «ai dipendenti dei cantieri aeronautici».
Questo passaggio è importante per capire con quale ambiente il binomio Volter-
ra - Crocco, dovette confrontarsi per portare avanti le proprie ricerche. Volterra
si impegnò in prima persona nel superamento di queste diffidenze, fu sui campi
di volo, sia a Vigna di Valle che a Campi Bisenzio. Per più di due anni sorvolò i
cieli italiani perfezionando diversi dirigibili; si dedicò all’M6 e all’M7, studian-
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do la possibilità di installarvi delle armi . Bisogna tener conto che l’impiego dei
dirigibili fino a quel momento era incentrato su attività di tipo ricognitivo (esplo-
razione strategica) e poco risultavano impiegati nell’azione di bombardamento,
azione limita dalla possibilità di portare carichi troppo pesanti. Altro limite del
mezzo era la mole e la chiara vulnerabilità. I dirigibili erano impiegati per lo
più di notte, meglio se notti illuni, e con particolari condizione atmosferiche in
quanto risentivano della presenza di nebbia, del vento, fattori che ne esclusero
l’impiego nel teatri operativi. L’armamento offensivo era perlopiù costituito da
granate il cui lancio portava non poche ripercussioni sulla stabilità dell’aero-
nave, con la problematica di non poter rettificare il puntamento. Era questa la
diffidenza maggiore da superare e Volterra cercò di affrontarla da scienziato,
superandola con l’atteggiamento del fisico matematico. Cosa fece materialmente
lo apprendiamo nell’articolo pubblicato nel 1916 nei «Rendiconti dell’Istituto
Centrale Aeronautico» che titolava «Metodo di Calcolo degli Elementi di tiro per
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Artiglieria aeronautica» (Fig. 4). Partì dalle equazioni differenziali che regola-
18 Memoria inviata al Comando Supremo Reparto operazioni ufficio servizi aeronautici. Centro
Documentale di Vigna di Valle, Fondo Rodolfo Verduzio, cart. 5, c. 30.
19 Diverse sono le testimonianze fotografiche perlopiù in possesso della famiglia Volterra che lo
ritraggono sulle navicelle dei dirigibili. Cfr. S. LINGUERRI, Vito Volterra al fronte: dall’Ufficio
Invenzioni al Consiglio Nazionale delle Ricerche, in «Lettera Matematica», 92, p. 58-68.
20 V. VOLtERRA, Metodo di calcolo degli elementi di tiro per Artiglieria aeronautica in «Rendiconti
dell’Istituto Centrale Aeronautico», a. 6, vol. 5, n. 15, 1916. In appendice è riprodotto il
frontespizio (Fig. 4).

