Page 371 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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IV SeSSIone - ASpettI del conflItto Sul fronte Interno 371
Pesci conica, che veniva integrata da un paio di occhialini. Questa era costituita
da 10 strati di garza imbevuti di soluzione alcalina (carbonato di sodio e di po-
tassio). Per impedire che i carbonati irritassero le labbra la bocca era protetta da
uno strato di flanella. Purtroppo questo dispositivo era efficace soltanto contro
il gas cloro e quindi non fu di alcuna protezione contro il fosgene impiegato
dall’avversario sul San Michele e pertanto venne immediatamente abbandonato.
L’attacco con il gas condotto dal nemico il 29 giugno 1916 sul San Michele
causò all’incirca 6000 caduti, cifra poi aumentata notevolmente da coloro che
persero la vita, anche a distanza di molto tempo, per le conseguenze della mi-
cidiale sostanza, vanificando così l’efficacia dei primi soccorsi apprestati. Se il
capitano Arturo Pannilunghi, poi decorato di medaglia d’oro, perdeva la vita
quattro giorni dopo aver subito l’azione del gas, il colonnello Fileno Briganti,
comandante della brigata Pisa, e da lui portato in salvo nelle prime fasi dell’at-
tacco, decedeva ugualmente dopo un anno di sofferenze. Infatti nella maggior
parte dei casi le lesioni sull’apparato respiratorio provocate dal fosgene erano
irreversibili, e prima o poi finivano per compromettere la funzione cardiaca.
Se questo evento bellico si mostrò in sostanza pressoché inutile all’avversario
sul piano tattico strategico, anche per la pronta reazione della controffensiva ita-
liana che portò alla riconquista delle posizioni temporaneamente perdute, larga
eco ebbe nella stampa, anche popolare, soprattutto stigmatizzando il compor-
tamento delle truppe d’assalto avversarie accusate di avere infierito sui nostri
militari, ridotti all’incoscienza e moribondi per l’effetto del gas, con l’impiego
delle mazze ferrate. 17
La Sanità militare dovette quindi, dopo quella data, confrontarsi direttamente
con le patologie conseguenti all’impiego dell’arma chimica, passando dalla te-
oria all’azione pratica pur con i mezzi terapeutici limitati dell’epoca, mentre si
intensificavano gli studi sulle migliori protezioni. Ciò non impedì comunque
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che i gas impiegati dall’avversario riuscissero a svolgere un ruolo importante nel
fiaccare le difese italiane nella Conca di Plezzo nell’ottobre dell’anno successi-
vo.
La Croce Rossa Italiana, così come la Sanità Militare , si occupò in modo
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approfondito, sia durante il conflitto sia negli anni successivi , della fisiopatolo-
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17 La Domenica del Corriere. Anno XVIII, numero 30,23-30 luglio 1916
18 Leonardo Raito. La Sanità Militare e la guerra chimica durante il primo conflitto mondiale,
In: Atti del Congresso “La Sanità Militare nella Storia d’Italia”. Torino 11 settembre 2011.
A cura di Achille Maria Giachino e Franco Zampicini. Ed. ANSMI Sezione di Torino, Roma
2014
19 Alberto Manieri. L’arma chimica nei rapporti con la medicina e l’organizzazione sanitaria
militare. Scuola Applicazione Sanità Militare. Istituto Gualandi Sordomuti Editore. Firenze
1936
20 Muzio Pazzi, Tenente Colonnello Medico della CRI. Guida pratica per la difesa contro la

