Page 372 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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372           il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso


             gia e dei possibili trattamenti del personale colpito da questa nuova arma con un
             gruppo di studio presieduto dal professor Alessandro Lustig, Ufficiale Medico e
             consulente del Comando Supremo, che condensò in seguito le nozioni acquisite
             in una nota e diffusa pubblicazione promossa poi dal Comitato Centrale della
             Associazione , successivamente aggiornata ed aumentata dallo stesso autore. 22
                         21
             L’adozione dell’elmetto metallico e i suoi riflessi nel campo della medicina
             militare
                Il 24 aprile del 1916 la Circolare 4542 imponeva e generalizzava nelle forze
             armate l’uso dell’elmetto metallico, vera svolta epocale nell’equipaggiamento
             dei soldati e, da allora in poi, elemento immancabile nell’iconografia della Gran-
             de Guerra. 23

                      Le  disposizioni  del  Comando  Supremo  erano  perentorie:  “…
                   Nella zona di guerra, il copricapo normale dovrà essere per tutti -
                   tranne che per i Reali Carabinieri - l’elmetto metallico leggero. Il
                   berretto, il fez, ed il cappello per gli alpini e l’artiglieria da monta-
                   gna, saranno usati, nel territorio delle operazioni, solo nell’interno
                   degli alloggiamenti e nei servizi di fatica; nel territorio delle retro-
                   vie, ogni volta che la truppa non sia in armi.”
                Va tenuto presente, in relazione alle conseguenze che questa disposizione
             ebbe in campo medico, che la mortalità primitiva delle ferite del cranio a quell’e-
             poca era molto elevata sino a raggiungere oltre il 50%; come conseguenza i feriti
             che venivano poi curati per questo tipo di lesioni non erano certo numerosi. Nel
             calcolo delle perdite va poi tenuto presente che andavano considerati quei feriti
             che, in stato comatoso e creduti morti, venivano talvolta lasciati sul campo di
             battaglia e decedevano successivamente senza avere avuto alcun soccorso.
                Era così opinione condivisa da molti , agli inizi del conflitto mondiale, che
                                                 24
             raramente il chirurgo avesse ad occuparsi di ferite del cranio, mentre in seguito
             questo tipo di ferite divenne uno dei problemi tra i più importanti nella clinica
             di guerra, e richiese infine l’istituzione di formazioni ospedaliere speciali e dif-
             ferenziate nelle quali si distinse, come vedremo, l’impegno della Croce Rossa
             Italiana.


                guerra chimica. Edizioni ONAIR, Bologna 1934
             21  Alessandro Lustig, fisiopatologia e clinica dei gas da combattimento. Comitato centrale della
                Croce Rossa Italiana. A cura dell’Istituto sieroterapico milanese. Milano 1931
             22  Alessandro Lustig. Patologie clinica delle malattie da gas di guerra. Pubblicato per cura
                dell’Istituto sieroterapico milanese. Milano 1937
             23  Giovanni Cecini. I cento anni dell’elmetto italiano. 1915-2015. Stato Maggiore della Difesa.
                Ufficio Storico. 2015
             24  Gaetano Boschi, La guerra e le arti sanitarie, Mondadori, Milano 1931
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