Page 426 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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426           il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso


             dal  movimento  pacifista  del  secondo  dopoguerra.  Un  musical,  dal  titolo
             inequivocabilmente sarcastico ‘’Oh, What a Lovely War!’’ (Accidenti, che bella
             guerra!), che ebbe grandissimo successo sia in Inghilterra (West End) che negli
             Stati Uniti (Broadway), portò alla ribalta nella cultura popolare le responsabilità
             dei generali. Negli ambiento storici, l’eminente storico inglese A.J.P. Taylor nel
             suo libro The First World War; An Illustrated History, bollò Haig come qualcuno
             che ‘’non aveva la più pallida idea - come d’altronde John French - su come
             vincere la guerra,’’ asserendo poi che non fu sostituito solo perché non si era
             trovato nessuno per prenderne il posto.
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                Paul Fussell nel suo influente libro War and Modern Memory, pubblicato
             nel 1975, dando voce ai cosidetti war poets (poeti di guerra) come Siegfried
             Sassoon e Robert Graves per descrivere le condizioni di vita atroci vissute dai
             soldati nelle trincee, aumentò la portata della tesi dell’inettitudine dei generali.
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             Tutta questa ostilità nei confronti del comando inglese e di Haig in particolare
             si spiega come la denuncia di un intera generazione traumatizzata dalla Grande
             Guerra, come detto senza peli sulla lingua dallo storico militare Micheal Howard
             nel 1973: ‘’è probabilmente difficile per un inglese (ed anche di più per uno
             scozzese)  sopra  la  cinquantina  scrivere  una  libro  spassionato  su  Haig,  cosi
             com’è difficile per un americano sotto la cinquantina scriverne uno su Lyndon
             B. Johnson. Passchendaele, come il Vietnam, è una di quelle memorie che fa
             perdere il lume della ragione.’’
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                Nel momento di massima offensiva nei confronti della memoria dei generali
             britannici si levarono anche voci discordanti, i primi passi di quella che adesso
             viene definita la corrente ‘’revisionista.’’
                Il capostipite dei revisionisti fu sicuramente John Terraine, che in una carriera
             pluridecennale si erse a paladino della memoria di Haig, con risultati anche a
             volte  controversi.   Gli  anni  ‘80  poi  videro  altri  storici  come  Briand  Bond,
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             24  A J. P. Taylor The First World War: An Illustrated History, Harmondsworth, Penguin Books,
                1966, pp.105-106.
             25  Paul Fussell, War and Modern Memory, Oxford, Oxford University Press, 1975, in italiano
                pubblicato dal Mulino nel 1984 e ristampato nel 2004 con il titolo La Grande Guerra e la
                memoria moderna.
             26  Michael Howard, Sunday Times, 2 Sett.1973, citato da Keith Simpson, ‘’The Reputation of Sir
                Douglas Haig,’’ in The First World War and British Military History, edited by Brian Bond,
                Oxford: Clarendon Press, 1991, p. 141.
             27  Il suo libro più importante rimane Douglas Haig: the Educated Soldier, London, Hutchinson,
                1963.
             28  Brian Bond, Liddell Hart: A Study of his Military Thought, London, Cassell, 1977.
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