Page 435 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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                Fino al settembre 1915, le perdite italiane ammontarono a 2 incrociatori co-
             razzati, 1 cacciatorpediniere, 2 torpediniere e 3 sommergibili, quasi tutte dovute
                                                                                26
             ai sommergibili nemici, a fronte di appena due U-boot persi dagli asburgici.
                Il  presidente  del  consiglio  Salandra  preoccupato  dalla  situazione  ordinò
             un’inchiesta informale all’ammiraglio ed ex-ministro della marina Pasquale Le-
             onardi Cattolica, il quale concluse che la flotta era impreparata al tipo di guerra
             che si stava combattendo:

                   […] che tutte le cure dell’alto comando navale vennero dedicate
                   all’allenamento della flotta per la classica per quanto poco probabi-
                   le battaglia navale, ed è stato solo dopo la dichiarazione di guerra
                   all’Austria che abbiamo ordinato sommergibili, idrovolanti e velo-
                   cissimi autoscafi armati. […] 27

                Va detto che non si trattava di problemi solo italiani, in quanto tutte le mag-
             giori marine si erano preparate nell’ottica di scontri decisivi che poi non ebbero
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             effettivamente luogo.  Inoltre, secondo Cattolica, le scelte operative intraprese
             fino a quel momento avevano prodotto molti rischi a fronte di risultati minimi,
             mentre “le perdite furono assai gravi, per quanto limitate di numero, al confron-
             to dei rischi corsi, grazie alla nostra buona stella.”  Perciò, occorreva un deciso
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             cambiamento nella condotta delle operazioni:
                   Continuando la guerra coi criteri finora adottati, noi non facciamo
                   che prestarsi alla tattica austriaca. E questa non è soltanto l’opinio-
                   ne dei nostri ufficiali ma anche quella degli ufficiali francesi, i quali
                   (mi ha riferito il tenente di vascello Oranti imbarcato sul “Marce-
                   au”) hanno ripetutamente osservato: “che nello stesso modo che i
                   francesi non si sono giovati dell’esperienza degli inglesi, muoven-
                   dosi troppo, con perdite e sciupio di materiale, così gli italiani non
                   si giovano dell’esperienza fatta dai francesi in Adriatico”. 30
                Era chiaro che Cattolica invocava una trasformazione della guerra marittima
             italiana per affrontare al meglio la flotta asburgica nelle particolari condizioni
             dell’Adriatico. Delle due tendenze che si scontravano nella marina quella che

             26  Camillo Manfroni, Storia della marina durante la Guerra mondiale, 1914-1918, Zanichelli,
                Bologna 1925, p. 369.
             27  ACS, Carte Salandra, b. 2, f. 16, Leonardi Cattolica a S.E. il Ministero della Marina, Risposta
                al dispaccio N  247 g del 16 agosto 1915, p. 4
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             28  Jan S. Bremer, The Burden of Trafalgar, Decisive battle expectations on the Eve of World War
                I, in The Journal of Strategic Studies, vol. 17, 1994, no. 1, pp. 33-62.
             29  ACS, Carte Salandra, b. 2, f. 16, Leonardi Cattolica a S.E. il Ministero della Marina, Risposta
                al dispaccio N  247 g del 16 agosto 1915, p. 6.
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             30  Ivi, p. 14.
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