Page 440 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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             dislocata a Corfù, nell’ipotesi, sempre più improbabile, che le dreadnought au-
             striache riuscissero a uscire dall’Adriatico. Più logico sarebbe stato unire le due
             flotte, liberando anche risorse per altre esigenze, ma questo apriva la questione
             del comando. Infatti, stando alla convenzione navale anglo-francese del 1914, ai
             francesi spettava la supervisione delle operazioni nel Mediterraneo, ma la con-
             venzione firmata dalle due potenze con l’Italia prevedeva che solo a quest’ultima
             spettasse la direzione delle operazioni in Adriatico. Perciò, in caso di unione
             delle due flotte in questo mare, gli italiani rivendicavano il comando anche se
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             le navi da battaglia francesi erano più numerose.  Da parte loro i francesi non
             erano disposti a cedere una primazia che ritenevano gli spettasse perchè la loro
             squadra era più forte di quella italiana. Il risultato di questi battibecchi, causati
             da un chiaro sottonfondo nazionalista da entrambe le parti, fu che due flotte, en-
             trambe superiori agli austriaci, continuarono a guardare l’imbocco dell’Adriati-
             co, privando gli alleati di risorse preziose per l’altra battaglia che stava mettendo
             in crisi la loro guerra navale: quella per il traffico marittimo nel Mediterraneo. 49
                La scelta dell’Italia di entrare in guerra dalla parte dell’Intesa era stata de-
             terminata anche dall’impossibilità di sopravviere al blocco navale che la Gran
             Bretagna era intenzionata a porre agli Imperi centrali. Nel 1914, Revel, in qualità
             di capo di stato maggiore, aveva chiaramente affermato che le probabilità di
             vittoria della Triplice alleanza, con cui l’Italia era formalmente schierata, erano
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             troppo scarse se l’Impero britannico si schierava con l’Entente franco-russa.
             Non si trattava solo della relatività delle forze forze navali, semplicemente l’Ita-
             lia dipendeva dal mare per l’importazione di una serie di materie prime strategi-
             che fondamentali:












             48  Il punto di vista italiano è descritto in un memoriale dello stato maggiore della primavera
                1917, in cui si evidenzia che non si può consentire in nessun caso ai francesi la preminenza
                nelle operazioni in Adriatico, anche se la loro squadra è più grande di quella italiana: ACS,
                Carte Boselli, b. 1, f. 14, Documento n. 6, Ufficio del Capo di stato maggiore, Il comando
                navale in Adriatico, primavera 1917.
             49  Paul Halpern, La Grande guerra nel Mediterraneo, I, p. 533.
             50  ACS, Carte Salandra, b. 2, f. 16, Thaon di Revel a Salandra, Promemoria del capo di stato
                maggiore della marina in occasione della proclamazione della neutralità italiana, 1 agosto
                1914; argomenti che poi avevano convinto effettivamente Salandra e il ministro degli esteri
                Sidney Sonnino, Olindo Malagodi, Conversazioni sulla Guerra, Tomo, I, Da Sarajevo a Ca-
                poretto, a cura di Brunello Vigezzi, Vol. I, Ricciardi, Milano-Napoli 1960, pp. 16-17.
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