Page 446 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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                   equipaggi e creato difficoltà agli armatori che bene spesso non riu-
                   scivano a trovare il personale occorrente per sostituire coloro che non
                   intendevano restare a bordo. Inoltre, sulle navi requisite il personale
                   di bordo tendeva ad eludere il divieto di sbarco commettendo atto di
                   indisciplina in guisa da costringere il comandante a richiedere la sosti-
                   tuzione con elementi migliori. 64
                La difesa delle comunicazioni risentiva anche dello stato ancora primitivo
             della tecnologia antisommergibile. Nei primi due anni di guerra, oltre alla scor-
             ta da parte di torpediniere, i mezzi antisommergibili più diffusi restarono navi
             civetta, ovvero finti mercantili armati che servivano ad attirare i sommergibili,
             chiamati dai britannici Q-Ships, e l’impiego di sbarramenti mobili di reti anti-
             sommergibile.  Proprio nel Canale d’Otranto l’Intesa provò a realizzare uno
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             degli sbarramenti maggiori, con l’impiego  combinato  di drifters, pescherecci
             che trascinavano reti antisommergibile, pattugliamenti aerei, navali e mine, per
             fermare il passaggio dei sommergibili nemici diretti dalle basi in Adriatico nel
             Mediterraneo. Tuttavia, queste contromisure furono largamente inefficaci e as-
             sorbirono una buona parte delle risorse che l’Intesa poteva dedicare alla guerra
             antisommergibile nel Mediterraneo. 66
                In mare aperto, il naviglio leggero era invece incaricato di pattugliare e dare
             la caccia ai sommergibili nemici. Tuttavia, in questa fase del conflitto la tecno-
             logia esistente non consentiva l’individuazione attiva dei battelli nemici, solo a
             partire dal 1917, la maggiore affidabilità e durabilità per le operazioni sul mare
             di aerei e idrovolanti, capaci di identificare il ridotto profilo dei sommergibili
             dell’alto e l’introduzione di nuovi mezzi per l’identificazione dei battelli, prima
             gli idrofoni e poi il sonar, avrebbero consentito una maggiore efficacia tecnica
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             della guerra antisommergibile.  La marina italiana peraltro cercò di sviluppare
             autonomamente queste tecnologie, sopratutto gli idrofoni, collaborando con il fi-
             sico Antonino Lo Surdo, ma i primi prototipi funzionanti furono pronti solo nella
             seconda metà del 1917.  Perciò, per tutto il 1916, lo stato della tecnologia an-
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             tisommergibile restò troppo rudimentale per poter conseguire qualche risultato:





             64  Ivi, p. 11.
             65  Lawrence Sondhaus, The Great War at sea, pp. 162-164.
             66  Halpern, La Grande guerra nel Mediterraneo, I, pp. 513-531.
             67  John J. Abbatiello, Anti-submarine warfare in World War I, British Naval Aviation and the
                defeat of the U-Boats, Frank Cass, Londra 2006, pp. 21-36.
             68  Francesco Foresta Martin, Geppi Calcara, Per una storia della geofisica italiana, La nascita
                dell’Istituto nazionale di Geofisica e la figura di Antonio Lo Surdo, Springer, Milano 2010, pp.
                89-93.
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