Page 454 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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454 il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso
L’Impero ottomano visto e vissuto da un uomo che trascorse gran parte della
sua vita a Est della penisola italiana (Ernesto Mombelli, addetto militare italiano
a Costantinopoli) la cui storia si intrecciò con le gesta del “brillante” genera-
le Mustafa Kemal, fondatore e primo presidente della Repubblica di Turchia
(1923-1938).
Dal Mar Nero all’Hegiaz, da Turbah nello Yemen a Bassora in Iraq, da Suez
in Egitto a Kars nel Caucaso, dalla battaglia di Sarıkamış a Tabriz in Persia, dal
massacro degli armeni allo sbarco a Gallipoli, da Kut al-Amarah in Mesopotamia
a Seddülbahir, dalla spiaggia di Suvla allo sbarco a Salonicco. Questi i luoghi
che attraverseremo rivivendone le storie e i protagonisti tramite il racconto degli
addetti militari e dei diplomatici italiani con la speranza di non “cadere” nella
trappola della soggettività e, invece, originare una briciola di inedita originalità
in un panorama già ricco di contributi.
A seguire alcuni brevi resoconti di quanto comunicato d Mombelli allo Stato
Maggiore italiano nel corso della battaglia di Çanakkale.
Il 19 febbraio Lord Horatio Kitchener operando un vero e proprio volta faccia
comunicò che la 29ª divisione sarebbe stata indisponibile e al suo posto caldeg-
giò l’invio di due divisioni australiane e neozelandesi, poco esperte e male adde-
strate. Quello stesso giorno iniziò l’attacco navale sui forti esterni ai Dardanelli
che in poche ore travolse l’opinione pubblica turca, sgomenta e impreparata ad
affrontare un attacco nei pressi di Costantinopoli. La Mediterranean Expeditio-
nary Force (MEF) era composta dalla 29ª divisione britannica, dalla Royal Naval
Division, dall’Australian and New Zealand Army Corps (ANZAC) del generale
William Birdwood, dal III° squadrone della Royal Naval Air Service e dal Corps
expéditionnaire d’Orient francese comandato dal generale Albert d’Amade.
Il 19 febbraio la MEF contava 75mila uomini ma le informazioni che posse-
deva Mombelli non erano ancora complete, infatti scrisse: “I 600 colpi di grosso
e medio calibro lanciati dal nemico non hanno avuto altro effetto che di uccidere
un ufficiale e un soldato e ferire leggermente un altro soldato. Tuttavia l’impres-
sione generale è che i danni arrecati dal bombardamento non siano così lievi
come afferma il comunicato turco; e si nota in questi ambienti politici e militari
una certa preoccupazione che il bombardamento si ripeta e possa avere per effet-
to il forzamento dello Stretto”.
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La preoccupazione dell’establishment ottomano aumentò allorché arrivò la
notizia che il Goeben si trovava “immobilizzato” presso la rada di Stenia – sulla
costa europea del Bosforo – per riparazioni dovute alla grande falla riportata un
mese e mezzo prima sul Mar Nero causate dallo scoppio di una mina. Mom-
belli, in quei giorni, non riuscì però a spiegarsi “quale scopo si sia proposto di
2 Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (AUSSME), G29, b112, fasc.
10, Avvenimenti militari in Turchia…, p. 9.

