Page 462 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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462 il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso
deserti asiatici e chi riuscì ad arrivare alla meta fu soppresso in maniera brutale.
Tra il maggio e il luglio furono sterminati gli armeni delle provincie orientali di
Erzurum, Bitlis, Van, Diyarbakır, Trebisonda, Sivas e Kharput (Elazığ), in poco
più di un anno sarebbero state uccise circa 1.200.000 persone.
La rivolta araba
La politica giovane-turca - che con il passar del tempo aveva mutato il pro-
prio atteggiamento verso le minoranze dell’Impero inasprendolo – si riversò an-
che contro le popolazioni arabe di religione islamica.
Lo sceicco ed emiro al-Husayn ibn Ali al vertice della comunità di beduini
dell’Hegiaz cercò subito dopo lo scoppio del conflitto mondiale di sganciarsi dal
dominio ottomano anche se durante i primi anni di guerra il suo atteggiamento
fu contraddittorio e sostanzialmente neutrale.
Lo sharif della Mecca, titolo assegnato agli antichi governatori dell’Hegiaz e
delle città sante della Mecca e di Medina, si convinse a cambiare schieramento
nel corso di una fitta corrispondenza con l’Alto Commissario britannico al Cairo
Sir Henry McMahon durata dall’estate del 1915 all’inizio del 1916.
I britannici infatti erano alla ricerca di una figura di riferimento che si pones-
se a capo dell’insurrezione araba nell’area e scelsero proprio al-Husayn ibn Ali
promettendogli in cambio un “grande regno arabo” tra l’Egitto e la Persia ad ec-
cezione dei possedimenti appartenenti alla corona inglese come il Kuwait, Aden
e la costa siriana in mano alla Francia. 21
La Porta cercò inizialmente di persuadere lo sharif della Mecca pur cono-
scendone i piani eversivi, in particolar modo attraverso l’assegnazione di abbon-
danti finanziamenti credendo che potesse bastare a dissuadere al-Husayn ibn Ali
dall’avvalersi del supporto franco-inglese.
Husayn era però un leader “pratico” e poco propenso a rischiare il suo limita-
to ma saldo potere personale per qualcosa di ancora troppo astratto e poco tangi-
bile, l’immensa penisola araba (nel 1914 popolata da quasi 3 milioni di abitanti
di diverse tribù) dipendeva in maniera formale all’Impero ottomano.
Allo scoppio della Grande guerra l’Arabia era formata da “dieci stati beduini”
dalle frontiere indefinite e governati ognuno da sceicchi o sultani autocratici, a
parte gli emirati filo-britannici come il Bahrein e il Kuwait entrambi affacciati
sul Golfo Persico, poco propensi a collaborare tra loro.
A nord della penisola arabica Ibn Sàdum, alleato di Costantinopoli, governa-
va intanto sulla provincia di Muntafiq (odierno Iraq) mentre a sud-est l’Oman era
sotto il controllo di Ibn Saud “Abdulaziz”, successivamente fondatore e primo
sovrano del moderno regno dell’Arabia Saudita (agosto 1932), legato stretta-
21 Cfr. D. Fromkin, A Peace to End All Peace. The Fall of the Ottoman Empire and the Creation
of the Modern Middle East, Avon Books, New York, 1989.

