Page 159 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             piego indipendente e decisivo dell’arma aerea scendeva in campo Gianni Ca-
             proni, l’ingegnere trentino che con capacità di progettista e determinazione di
             imprenditore aveva dato all’Italia il primo vero bombardiere. L’antico sodalizio
             con Douhet, determinante per tradurre in realtà il suo progetto di trimotore, si
             traduceva anche in una comune visione delle sue potenzialità e per sostenerle
             Caproni poteva sfruttare il fatto di non essere soggetto a vincoli disciplinari.
             Dopo il memoriale indirizzato nel 1916 ai vertici politici e militari dell’Intesa,
             in cui espone il progetto di distruggere in porto le flotte degli Imperi Centrali
             con un impiego a massa dell’aviazione da bombardamento, nell’estate del 1917
             è la volta di un analogo documento consegnato al presidente francese Raymond
             Poincaré. L’intenzione è ovviamente anche quella di sostenere la causa del suo
             trimotore, e in particolare della nuova versione da 600 cv, ma lo scritto conferma
             una sostanziale identità di vedute con Douhet. Se l’aviazione aveva svolto fino
             a quel momento un ruolo di supporto con le specialità della ricognizione e della
             caccia, la tecnica aeronautica era ora in grado di dare alla terza specialità, quella
             del bombardamento, un nuovo significato, militare e politico insieme. In merito
             al primo l’aviazione da bombardamento poteva essere assimilata a un’artiglieria
             a grande gittata, in grado di battere obiettivi a centinaia di chilometri dalla linea
             del fronte, incluse le basi dei sommergibili, diventando così lo strumento con
             cui “neutralizzare la guerra sottomarina”. Il punto centrale era però un altro,
             data la natura del confronto in atto. Per ottenere la vittoria in una guerra di ma-
             teriali c’erano solo due strade da percorrere, aumentare la propria produzione e
             rallentare quella dell’avversario. Il bombardamento degli impianti doveva però
             essere mirato a specifici elementi della struttura industriale, il che introduceva il
             concetto di “targeting”, intendendo con questo il concentrare gli attacchi contro
             quei centri “dove il nemico produce le parti essenziali delle sue armi”, per disor-
             ganizzarne la produzione bellica fino a fermarla. Quanto all’importanza politica
             del bombardamento aereo, questa era resa evidente dagli effetti delle incursioni
             su Londra, dove l’impatto sul morale della popolazione era stato molto forte.
             Agli obiettivi di natura militare, tra i quali Caproni includeva i centri industriali,
             si affiancavano così i centri demografici, colpendo i quali si potevano ottenere
             risultati decisivi. Il documento invitava quindi a rimuovere gli ostacoli che fino
             ad allora avevano impedito un maggiore sviluppo dell’aviazione da bombarda-
             mento, avviando un programma di costruzione su larga scala della sola macchina
             ritenuta davvero idonea allo scopo, e andare oltre i luoghi comuni, ammettendo
             che i bombardieri erano in grado di operare efficacemente sia di giorno che di
             notte, contrariamente a quanto sostenevano i loro detrattori. La natura dei bersa-
             gli potenziali portava infine a collocare l’impiego della forza da bombardamento
             a livello politico-strategico e al di fuori delle competenze del Comando Supre-
             mo, facendone risalire la responsabilità ai vertici del potere esecutivo. Una tale
             proposta, motivata con la possibilità di risultati decisivi, preannunciava quella
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