Page 392 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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392 il 1917. l’anno della svolta
Russia, aveva interiorizzato un timore reverenziale che sfociò nel panico dopo
lo sfondamento delle linee da parte di truppe scelte tedesche. Per fortuna, a detta
di Lloyd George, gli italiani furono salvati dai contingenti britannico e francese
che fecero da contraltare alle unità tedesche, presenti tra l’altro in numero non
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sufficiente per fare la differenza sul fronte austro-ungarico .
Questa visione di eserciti di serie a (quelli “nordici”, dunque principalmente
britannico e tedesco) e di serie b (quelli latini o mitteleuropei come quello italiano
od austro-ungarico), proprio perché fatta da persone che stimavano l’Italia
(l’ambasciatore Rodd come detto fu lo sponsor della tournée degli scrittori, e
Lloyd George fu il politico britannico che si batté per aiutare l’Italia con uomini
e materiali, e questo contro il parere del generalissimo britannico Douglas
Haig e del suo capo di stato maggiore William Robertson) colpisce per la sua
impostazione etnica, volendo per forza attribuire a determinati popoli specifiche
caratteri. L’italiano giudicato di volontà effimera, che si entusiasma per poco
ma si abbatte ed entra nel panico per ancora meno, ricalca difatti non solamente
la visione imperialista inglese sugli eserciti non bianchi, ma anche una visione
stereotipata ‘femminile’ dell’italiano eccessivamente in preda alle emozioni.
Questo giudizio sul valore marziale limitato dell’italiano, confermato,
nell’ottica britannica, dalla deludente prestazione italiana nella Seconda guerra
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mondiale , si è a lungo consolidato nella storiografia in lingua inglese, e ciò ha
sicuramente portato a considerare il fronte italiano nella Prima guerra mondiale
come un ‘evento marginale’ (sideshow), poco degno di interesse. Anche se
ultimamente il fronte italiano è tornato in auge con due importanti monografie,
molto resta ancora da fare per renderlo noto nel mondo anglosassone .
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26 David Lloyd George, War Memoirs of Lloyd George, Vol.4 (London: Nicholson & Watson,
1934), pp.2311-2316.
27 Al netto della prova complessivamente povera delle forze armate italiane nella Seconda guerra
mondiale, va detto che gli storici anglosassoni sono stati spesso ingenerosi con gli italiani.
Valga come esempio il giudizio delle unità italiane in Africa come “inutile zavorra” (useless
ballast), Martin Von Creveld, Logistics from Wallenstein to Patton (Cambridge: Cambridge
University Press, 1977). Si veda anche James Sadkovich, “Of Myths and Men: Rommel and
the Italians in North Africa, 1940-1942,” The International History Review, Vol. 13, No. 2
(1991).
28 Si pensi che si contano sulla punta di una mano le monografie in lingua inglese sul fronte ita-
liano o sull’esercito italiano nella Grande Guerra. Spiccano i volumi di Mark Thompson, the
White War: Life and Death on the Italian Front 1915-1919 (London: Basic Books, 2010); John
Gooch, The Italian Army and the First World War (Cambridge: Cambridge University Press,
2014) e Vanda Wilcox, Morale and the Italian Army during the First World War (New york:
Cambridge University Press, 2016).