Page 460 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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                   ‹‹Sia con pubblicazioni che non gli si potrebbe impedire di fare dopo aver-
                lo colpito, è certo che un provvedimento eccessivo verso il generale Cava-
                ciocchi riaprirebbe il dibattito che nella relazione è appena dissimulato sulla
                responsabilità della via aperta alla 12^ divisione slesiana, che il generale Ca-
                vaciocchi ha sostenuto e sostiene imputabile al generale Badoglio […] Al-
                tre ragioni pure qui potrebbero addursi specie entrando a trattare dei rapporti
                fra il generale Cavaciocchi e il suo comandante di ala il 24 ottobre (generale
                Montuori); ma quale suddette sembrano bastare a mostrare come, con l’indi-
                rizzo di comune clemenza adottato, il seguire un criterio di rigore eccessivo
                                                                        107
                verso il generale Cavaciocchi sarebbe causa di gravi inconvenienti ››.
                Già in precedenza il Ministero aveva cercato di “accontentare” Cavaciocchi:
             nel febbraio del ’18 aveva revocato il precedente decreto che lo collocava in po-
             sizione ausiliaria e a partire dal settembre ’18 lo aveva nominato Ufficiale Ispet-
             tore Generale delle Scuole Militari, carica dalla quale cessò solo nel settembre
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             ’19 . Ma questa volta le intenzioni del Ministro erano chiare: adottando un cri-
             terio di clemenza generalizzato, che doveva estendersi a Cadorna e a Porro, egli
             intendeva lenire gli animi dei colpiti, fare sì che non si parlasse più di una dolo-
             rosa sconfitta e, soprattutto, impedire uno strascico di polemiche di cui si intra-
             vedevano i primi accenni e che, inevitabilmente, avrebbe coinvolto Badoglio.
                Il 13 settembre, proprio mentre d’Annunzio si impadroniva di Fiume, Nit-
             ti chiudeva alla Camera il dibattito sui risultati della Commissione d’Inchiesta:
                   ‹‹Onorevoli colleghi, vorrei pregarvi di chiudere oggi stesso questa di-
                scussione. Se sarà necessario, rimarremo qualche tempo di più, ma occorre
                che questa discussione sia esaurita […] Che errori di uomini vi siano stati,
                che colpe vi siano state, oserei dire ch’è indifferente alla Nazione. Accertere-
                mo le responsabilità ma constatiamo che l’impresa è riuscita. Vi sono anime
                in pena, che porteranno forse lungamente e austeramente il loro dolore; an-
                che nelle nostre controversie rispettiamo alcune situazioni della cui profondi-
                tà dobbiamo rendere conto. Ma infine, onorevoli colleghi, tutti hanno sentito
                che la nostra gente da questa prova è uscita più forte […] Ora, questa sola
                cosa è necessaria. Il resto ha poca importanza. Vi sono stati errori e vi so-
                no responsabilità. Chi li può negare? Sono fatti contingenti. Ognuno di noi
                può avere il suo diverso giudizio, la sua diversa concezione, può obbedire a
                preconcetti di teoria a sentimenti diversi; ma questo solo era necessario: che
                la gente d’Italia, che l’esercito rappresenta, uscisse più pura, più degna, più
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                grande da questa discussione ››.
                Il Presidente pensò di chiudere con queste affermazioni l’annosa questione di


             107 AUSSME, Commissione d’Inchiesta su Caporetto, cart. P.
             108 Si veda a riguardo, ACS, archivio Porro, busta 1, fasc. 9, sottofasc. 1.
             109 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati,  Discussioni,  13/9/1919, Roma, 1919, pp. 20871-
                20872.
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