Page 464 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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                Come lei giustamente afferma la Comm. Ha con molta disinvoltura sorvolato
             sull’azione del XXVII Corpo ed è bene tornare su tale azione […] Certamente
             l’indagine della Comm. è stata, per il XXVII Corpo riportata molto confusamen-
             te, e ciò fu fatto ad arte per imposizioni superiori. Ma oggi bisogna andare alla
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             ricerca di tutta la verità .
                Intanto, le voci sempre più insistenti che circolavano negli ambienti milita-
             ri su presunte pressioni esercitate sulla Commissione per scagionare Badoglio,
             dilagavano ormai nel paese attraverso numerose pubblicazioni su Caporetto e
             sulla Commissione d’Inchiesta, attraverso lettere ai direttori di giornali e artico-
             li di noti pubblicisti. Anche se la questione fiumana e i problemi del dopoguerra
             avevano catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica, la querelle caporettiana
             proseguì, più o meno sotterranea, ad opera dei diretti interessati. Cadorna e Ca-
             pello scelsero di affidare le loro difese essenzialmente a scritti polemici, Cava-
             cioccchi, non si accontentò del “tribunale del popolo”.
                A partire dal settembre ’19 egli, accanto all’azione pubblicistica, intrattenne
             una fitta corrispondenza con alcuni eminenti generali per verificare la possibilità
             di un eventuale ricorso al Consiglio di Stato. Molti ufficiali generali, da Caviglia
             a Giardino, da Bava Beccaris allo stesso Pecori-Giraldi, condividevano il ran-
             core di Cavaciocchi nei confronti di Badoglio assurto, grazie al suo arrivismo e
             alle “misteriose influenze” godute, ai più alti vertici dell’esercito. Non fu diffici-
             le quindi per Cavaciocchi coagulare sì variegati risentimenti e fare in modo che
             questi ufficiali sostenessero la sua causa. Alla fine di settembre del 1919 Giardi-
             no, quel Giardino sottocapo di S. M. che era stato prima de facto, poi de iure al-
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             lontanato dal C. S. dal duumvirato Diaz – Badoglio , scrisse a Cavaciocchi la-
             mentando l’indifferenza del governo nell’accertamento della verità, e sostenen-
             do la necessità che si facesse piena luce sui responsabili di Caporetto:
                   ‹‹Ma se se ne interessa [il gen. Viganò], il risultato può essere un po’ più
                che morale, giacché si può ottenere un giudizio tecnico, ed allora si vedrà. Io
                ritengo la cosa anche di supremo interesse per la saldezza dell’esercito, che
                va alla deriva di galoppo; e me ne interesso; ma il difficile è trovar la base di
                consenso che è necessaria. Sentirò Viganò quali speranze abbia. Sulle possi-
                bilità di un ricorso al Consiglio di Stato ho pochissima fede […] Secondo me,
                dacché mi chiedi un consiglio, l’ultima ratio era soltanto in una petizione alla
                Camera, chiara e netta come la lettera. La potresti fare anche al Senato; ma
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                forse è meno efficace ››.

             121 Museo del Risorgimento di Milano, Archivio della Guerra, Fondo Cavaciocchi, cart. 10, let-
                tera di Douhet a Cavaciocchi del 10/9/1919.
             122 E. M. Gray, il processo di Cadorna, Firenze, 1919, pp. 111-114.
             123 Museo del Risorgimento di Milano, Archivio della Guerra, Fondo Cavaciocchi, cart. 10, let-
                tera di Giardino a Cavaciocchi del 24/9/1919.
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