Page 470 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             sì a creare, in maniera quasi inevitabile, tra Bonomi e Badoglio una reciprocità
             d’interessi, in virtù della quale “Bonomi accettava un ordinamento di vecchio ti-
             po, contentandosi dell’apparenza di una riforma democratica […] mentre Bado-
             glio si dimostrava parimenti utile al governo, coprendo con il suo avallo tecnico
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             il nuovo assetto più economico dell’esercito” . Stando così le cose era difficile
             pensare che il ministro della guerra vedesse di buon occhio una Commissione
             che doveva indagare proprio sul suo “prezioso consigliere”. Cavaciocchi, consa-
             pevole della complessità della situazione, prospettava indagini limitate e rapide
                                                                               141
             e non mostrava alcun interesse ad aggravare la posizione di altri generali . In
             sostanza egli adottava quello stesso atteggiamento di pacatezza tenuto durante le
             deposizioni davanti alla Commissione d’Inchiesta, ritenendo che fosse il modo
             più adatto per ottenere l’istituzione di una nuova Commissione della quale ben
             pochi sentivano la necessità. Peraltro, se questo era il suo atteggiamento “uffi-
             ciale”, Cavaciocchi, in una lettera riservata al col. Turano, ben altrimenti espri-
             meva i propri sentimenti:

                   ‹‹O il Ministero si decide in conformità del voto del Senato ad ordinare la
                revisione; oppure cerca di menare il can per l’aia, e allora rivolgo una nuo-
                va petizione alla Camera dei Deputati. Io sinora ho voluto evitare lo scanda-
                lo; ho parlato quel poco che occorreva per difendermi, e ho avuto da amici
                il rimprovero persino di soverchia signorilità, la quale mal si presta a com-
                battere furfanti della risma di Badoglio. Ma se si stanca la mia pazienza, e
                ne ho avuta anche troppa, io rompo ogni ritegno e alla Camera dei Deputati
                rivolgo la petizione nuova con l’intonazione Zoliana: Io accuso. E accuserei
                di falso Diaz e Badoglio; accuserei Badoglio di aver disubbidito 3 volte e di
                aver meritato 3 volte la fucilazione; accuserei l’avvocato fiscale militare di
                non aver perseguito d’ufficio reati dei quali era venuto a conoscenza per mo-
                tivi di servizio ecc. ecc. E forse non sarebbe male che il Ministro sapesse che
                la mia signorilità è agli sgoccioli ››.
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                Il 27 agosto, durante una riunione del consiglio dei ministri, Bonomi, seguen-
             do in ciò una costante consuetudine del ministero, nominò una Commissione in-
             caricata di esaminare la petizione di Cavaciocchi; essa risultò composta dal ge-
             nerale e senatore Guglielmo Pecori – Giraldi e dal tenente generale Francesco
             Pistoja, deputato nella legislatura 1913 – 19 e presieduta dall’illustre avvocato

             140 G. Rochat, L’esercito italiano, cit., pp. 167-168.
             141  “Se per necessità di difesa io ho accennato anche a responsabilità altrui per stabilire termini di
                paragone, e se personalmente desidero luce più ampia ed intera, io non ho di mira l’estensione
                delle ricerche laddove questa potrebbe riuscire altrui modestia”, in Museo del Risorgimento di
                Milano, Archivio della Guerra, Fondo Cavaciocchi, cart. 16, Lettera di Cavaciocchi a Bono-
                mi, cit.
             142 Museo del Risorgimento di Milano, Archivio della Guerra, Fondo Caviglia, cart. 159, lettera
                di Cavaciocchi a Turano del 26/7/1920.
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