Page 471 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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V SeSSione - il 1917: proSpettiVe del conflitto 471
e senatore Oronzo Quarta. Si trattava di una Commissione essenzialmente tec-
nica, nella quale – come riconobbe lo stesso Cavaciocchi - erano riunite “quel-
le garanzie di competenza tecnica da un lato, e di retta osservanza delle norme
giuridiche dall’altro” che egli lamentava “fossero mancate nella Commissione
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d’inchiesta” .
La Commissione cominciò alacremente i lavori, esaminando sia le numerose
memorie inviate da Cavaciocchi al ministro della guerra tra agosto e settembre,
sia raccogliendo le prime testimonianze sulle giornate di Caporetto. La tecnica
adottata dalla Commissione Quarta ricalcò quella già seguita dalla Commissione
d’Inchiesta; le testimonianze furono infatti raccolte sia con interrogatori diretti,
sia con questionari, ma in nessun caso, nonostante l’esplicita richiesta in tal sen-
so di Cavaciocchi, fu ammessa la possibilità di contraddittori durante l’istrutto-
ria. I lavori della Commissione furono avvolti nel riserbo più assoluto e del resto
la stampa era occupata nell’autunno del ’20 da ben altri problemi. Nonostante
questo silenzio giornalistico, i diretti interessati, da Badoglio a Cadorna, da Ca-
pello a Bongiovanni seguirono i lavori con viva attenzione; vedendo in essi la
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possibilità concreta di ottenere un riesame della propria posizione. Così non solo
Capello faceva presente, nel proprio ricorso al consiglio di Stato, che un’apposi-
ta Commissione di revisione era stata istituita dal ministero , ma lo stesso Ca-
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143 Museo del Risorgimento di Milano, Archivio della Guerra, Fondo Cavaciocchi, cart. 16, let-
tera di Cavaciocchi a Quarta del 18/11/1920.
144 Bongiovanni poi era personalmente interessato, dal momento che anche la sua petizione fu
esaminata dalla Commissione Quarta. Questa attenuò in parte i giudizi espressi dalla Com-
missione d’Inchiesta sull’ex-comandante del VII C.d.A., pur sottolineando che: “nel richie-
dere cioè un giudizio sulla sua opera, pronunziato da un consesso tecnico competente, egli lo
aveva già ottenuto, doppiamente anzi; dalla commissione centrale di avanzamento, l’organo
più alto ed autorevole in materia; il quale lo ebbe nell’ottobre 1919 a giudicare idoneo alla
carica di comandante di corpo d’armata, e nel dicembre dello stesso anno eziandio meritevole
di essere, a preferenza, trattenuto in servizio attivo permanente”. Pecori-Giraldi, concludendo
le sue note per la relazione sulla petizione di Bongiovanni, sottolineava: “il tenente generale
Bongiovanni lamenta infine che la Commissione d’inchiesta abbia mosso alla di lui azione
di comandante critiche severe, mentre non ha usato uguale rigore con altri capi che gli erano
accanto, ed al pari di lui furono travolti nel disastro. E noi dobbiamo riconoscere la giustizia di
tale reclamo. Nella battaglia di Caporetto, disgraziatamente, non pochi comandanti che pure
avevano un passato lodevolissimo per ogni riguardo si dimostrarono inferiori alla reputazione
loro, e rimasero quasi sopraffatti dalle circostanze avverse […] Tale dura sorte toccò al Gene-
rale Bongiovanni, le cui doti di capo esperto e di soldato valoroso non rifulsero, come in altre
circostanze, nella vicenda di Caporetto, ma gli ottennero, senza dubbio, i favorevoli giudizi
pronunciati dalla commissione centrale di avanzamento”, Archivio Ungari (d’ora in poi AU),
Note di Pecori-Giraldi per la relazione sulla petizione Bongiovanni del 19 marzo 1921.
145 ACS, archivio Capello, busta 4, fasc. 19, Memoria di Luigi Capello alla IV Sezione del Con-
siglio di Stato, pp. 16-17. Fallito il ricorso al Consiglio di Stato, Capello inviò, come Cava-
ciocchi e Bongiovanni, una petizione al Senato. Questa, presentata nella seduta del 16 febbraio