Page 476 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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                in proposito, ha sostenuto che la dislocazione della brigata Napoli era pie-
                namente conforme alle direttive del comando della 2° armata, le quali pre-
                scrivevano di porre tenui forze sulle linee di difesa avanzate – (e quella vera-
                mente non era tale) – e la massa maggiore indietro per manovrare. Accadde
                che le scarse forze in linea vennero subito travolte, specie in basso, e quelle
                indietro non manovrarono, anche forse perché mancò loro il tempo di farlo.
                Indubitatamente nel predisporre l’impiego della brigata Napoli non si tenne
                conto della difesa di destra Isonzo in fondo valle, che con la dislocazione as-
                sunta non riusciva possibile››.
                Non solo quindi il Capo di S. M. aveva, nell’ottobre ’17, disobbedito a un
             esplicito ordine, ma aveva anche apertamente mentito dinanzi alla Commissio-
             ne Quarta. Questa, pur avendo accertato in maniera evidente le manchevolezze
             di Badoglio, non si preoccupò di formulare precise accuse, né tanto meno il mi-
             nistro si mostrò deciso a prenderle in considerazione. L’attività istruttoria della
             Commissione Quarta avrebbe dovuto limitarsi, con un procedimento assai con-
             traddittorio per la gravità dei fatti, alle sole responsabilità di Cavaciocchi. Peco-
             ri–Giraldi, animato dallo stesso preconcetto di “intangibilità” di Badoglio, nel
             considerare l’incerto fuoco delle artiglierie, si peritava di associare quelle del IV
             corpo a quelle del XXVII:
                   ‹‹La commissione è dovuta giungere a concludere che effettivamente la
                azione dell’artiglieria dei due corpi d’armata IV^ e XXVII^ […] non fu quale
                doveva essere, né quale il comando supremo aveva ordinato che fosse, per-
                ché, tranne qualche sporadico concentramento di tiro anteriore, il fuoco non
                cominciò che alle 6, e si esplicò in modo frammentario, incerto, disordinato,
                quindi con scarsissima efficacia››.
                 L’ex-comandante del IV C.d.A. aveva, come si è visto, recisamente respinto
             tale conclusione; fatto sta che la Commissione, pur ritenendo non fosse possibile
             “valutare quanto tale ritardo” avesse “influito sulla poca resistenza della nostra
             difesa”, ma ritenendo “innegabile che una certa influenza vi dovette essere, in
             particolare sulla rapidità di movimento consentita per tal modo all’avversario”,
             non volle accertare seriamente le accuse relative al quanto meno incerto fuoco
             delle artiglierie del XXVII C.d.A. La via, pervicacemente seguita, restava quella
             di rendere sempre più “intoccabile” il Capo di S. M. Come tre anni prima, anche
             nel 1920, considerazioni di carattere politico e militare inducevano il ministro
             Bonomi e, per sua vece, la Commissione a evitare che le mancanze di Badoglio
             fossero evidenziate pubblicamente. Quali che fossero i reali motivi che indusse-
             ro la Commissione Quarta a redigere le conclusioni, queste si mostrarono assai
             comprensive nei confronti del generale piemontese:

                   ‹‹Tutto considerato e pesato, la commissione unanimemente ritiene che pel
                Generale Cavaciocchi qualche cosa bisogna fare. In che ed in quale misura
                debba ciò consistere, pare non sia suo compito proporre, ma presenta le con-
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