Page 478 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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                   ‹‹Nel rivolgermi a V. E. […] io ero sicuro di ottenere l’adesione perché
                fosse fatta luce completa sul mio operato nella giornata del 24 ottobre 1917,
                e si ponesse fine una buona volta a tanta gazzarra di accuse. Ringrazio quindi
                vivamente V. E., pronto a discutere la via migliore da seguire, poiché anch’io
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                riconosco la delicatezza della questione ››.
                E’ ipotizzabile che questa ulteriore copertura delle responsabilità nella rot-
             ta di Caporetto, altro non fosse la contropartita che il Capo di S. M. ottenne per
             il suo assenso “morbido” alla riforma dei vertici dell’esercito. Quali che fos-
             sero comunque i rapporti sotterranei tra Bonomi e Badoglio, era ormai chiaro
             che qualsiasi possibilità di appurare le reali responsabilità del comandante del
             XXVII corpo era tramontata inesorabilmente.
                Se nel 1918–19 avevano contribuito la carità di patria e le supreme esigenze
             della guerra, nel 1920–21 la connivenza Bonomi–Badoglio e i propositi del mini-
             stro di riformare l’esercito concorsero a discolpare l’ex–comandante del XXVII
             C.d.A. Peraltro gli addebiti rivolti al Capo di S. M., come si evince dalla lettura
             della nota di Pecori–Giraldi, non furono affatto giudicati infondati; tutti, nell’e-
             sercito e fuori, ne erano ormai a conoscenza, ma il governo, per “supremi inte-
             ressi nazionali”, preferì glissare, permettendo così a uno dei responsabili di una
             delle più gravi sconfitte di restare per lunghi anni alla guida dell’esercito italiano.
                Di fronte alle “supreme necessità”, che rendevano ormai veramente intangi-
             bile Badoglio, gli attacchi della stampa erano come sassi nel mare. Alla fine di
             dicembre del ’20, Douhet intervenne per l’ultima volta nella questione:
                   ‹‹Le accuse sono gravissime e sul valore di esse certo noi non possiamo
                statuire […] Certo noi abbiamo trovato singolare come dopo Caporetto vo-
                lendo nominare due sottocapi di S. M. si andassero a scegliere il gen. Bado-
                glio ed il gen. Giardino. Se pure nella confusione del momento non era possi-
                bile determinare le cause dirette dello scacco subito, pure doveva essere noto
                che il gen. Badoglio aveva perduto il contatto col proprio Corpo d’Armata,
                in parte distrutto, in parte passato sotto altro comando. Ora, in genere, il co-
                mandante che in battaglia perde il reparto o l’unità che da lui dipende, viene
                sottoposto a giudizio, non promosso od elevato a carica […] Ma ci apparve
                ancor più strano quando – Nitti imperante – vedemmo liquidare, quasi bru-
                talmente, il gen. Diaz per far posto al generale Badoglio. La svalutazione di
                Diaz era evidente ma che da questa svalutazione dovesse assurgere al som-
                mo grado dell’Esercito precisamente quell’ufficiale generale contro il quale
                si appuntarono accuse precise e categoriche di altri ufficiali generali […] ci
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                sembrò oltremodo singolare›› .


             156 ACS, Archivio Bonomi, busta 2, fasc. C. III. 10, Lettera di Badoglio a Bonomi del 13/1/1921.
                Tale lettera viene riprodotta in allegato con la denominazione di Doc. n. 3.
             157 i nodi al pettine e la nuova inchiesta su Caporetto, in “Il Dovere” del 21-22/12/1920.
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