Page 485 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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                La risposta spiazzava i diplomatici italiani. Il distaccamento doveva essere
             meramente rappresentativo, di bandiera ed era precisato che non sarebbe stata
             aggregata un’eventuale missione politica. La competenza di Roma e delle sue
             truppe era limitata esclusivamente alla “zona internazionale” istituita nella zona
             tra Gaza, Gerusalemme e Giaffa. Londra non poteva rifiutare la proposta di inter-
             vento italiano ma allo stesso tempo doveva evitare l’inserimento di Roma nelle
             sfere d’influenza già definite con Parigi. Il Foreign Office apriva al contingente
             ma ne ridimensionava il contributo.
                Morrone era stranito, scriveva a Imperiali chiedendo perché gli inglesi aves-
             sero specificato che il numero dei soldati non dovesse superare le trecento unità.
             Sospettava che l’ambasciatore avesse svelato le intenzioni del governo di inviare
             diverse migliaia uomini. Imperiali puntualizzava di aver seguito alla lettera le
             istruzioni del ministro degli Esteri e di non aver accennato alla quantità del corpo
             di spedizione. Si trattava soltanto di una precisazione britannica finalizzata a spe-
             cificare fin dalle prime battute il ruolo marginale dell’azione italiana. La settima-
             na successiva, Sonnino interpellò l’ambasciatore inglese a Roma, Rennel Rodd,
             chiedendo indicazioni su quali truppe fossero gradite. La risposta fu chiara: poi-
             ché il contingente doveva essere esiguo – la precisazione non era casuale – erano
             consigliate truppe bianche composte di uomini scelti e si consigliava inoltre di
             aggregare un certo numero di carabinieri da impiegare come polizia militare,
             servizio d’ordine pubblico e presidio zone strategiche . L’ambasciatore iniziava
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             a svelare le intenzioni di Londra sul contingente italiano e appariva chiaro fin da
             subito che non avrebbe avuto un ruolo attivo nelle operazioni belliche.
                Il 24 aprile il ministero della Guerra diramava la circolare riservata in cui
             disponeva la costituzione del Distaccamento Italiano di Palestina, «come rappre-
             sentanza dell’esercito», costituito da trecento bersaglieri tratti dalla Libia e cento
             carabinieri provenienti dall’Italia . Il comando generale dell’Arma dei Carabi-
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                occupazione della Palestina (aprile 1917). Nei Documenti Diplomatici Italiani Quinta serie, 1914-
                1918, vol. VII, doc. 690, Imperiali scrive: «[...] Nella intesa che il contingente non sarà spedito
                soltanto per scopo di rappresentanza». In realtà quanto viene riportato è errato, infatti come si può
                anche leggere nel documento originale del telegramma inviato dal Foreign Office la risposta pun-
                tualizza: «[...] the Italian contingent will be sent for representative purpose only». Lo svolgimento
                della vicenda, tra l’altro, conferma questa versione “britannica” perché di fatto, tranne nella Terza
                battaglia di Gaza, il distaccamento italiano non partecipò ad altri combattimenti svolgendo compiti
                di guardia ai luoghi santi, scorta ai prigionieri e presidio degli snodi ferroviari. Non c’è motivo di
                credere a una interpolazione di Imperiali ma a uno sbaglio di trascrizione.
             10  Ibidem.
             11  Nella bozza della circolare si legge «una rappresentanza della bandiera italiana» poi corretta nella
                versione definitiva con «rappresentanza dell’esercito italiano». AUSSME, E-3 Corpi di spedizione
                e di occupazione, b. 151, fasc. 15, Origini e composizione di un distaccamento costituito per la Par-
                tecipazione dell’Italia nelle operazioni militari per la occupazione della Palestina (aprile 1917).
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