Page 49 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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I SeSSIone - SocIetà e guerra. Le crISI deL 1917                     49



             donare il suo posto. Il Presidente della Repubblica Poincaré fece appello allora
             al Ministro della Guerra Paul Painlevé il 13 settembre per formare un nuovo
             governo. Ma fu la fine del’unione sacra perché i socialisti rifiutarono di farne
             parte, con Ribot Ministro degl  Affari esteri. Così il governo Painlevé mancò di
             sostegno e di fermezza. Fu una calamità.
                Da un altro lato, azioni in favore della pace turbarono l’opinione pubblica e
             la classe politica, senza nessun fondamento. Da una parte, il ruolo del cognato di
             Carlo I d’Austria, il principe Sisto di Borbone-Parma, nella primavera, dall’al-
             tra le dichiarazioni del papa Benedetto XV in agosto che turbarono i cattolici
             francesi perché la nota non era abbastanza chiara a proposito dell’Alsazia Lorena
             e che inferocirono gli anticlericali come Clemenceau che lo chiamava il « Pape
             Boche »,azioni che comunque non porteranno a nulla. Ad ogni modo, la rivolu-
             zione russa di marzo annientava la voglia eventuale tedesca di pace all’Ovest,
             perché la vittoria austro-tedesca all’Est si delineava.
                Così, mentre il fronte russo stava indebolendosi, i francesi ebbero bisogno di
             essere rassicurati sulla ferma volontà alleata di vincere. Su questo punto, l’atteg-
             giamento degli italiani suscitò un vivo interesse.
                La cooperazione militare con gli italiani non funzionava bene. Il colonnello
             Giovanni Breganze, addetto militare poi capo della Missione Militare Italiana
             in Francia fino al 1917, non cessò di spedire rapporti nei quali si lamentava
             per la segretezza mantenuta dagli Alleati nei confronti degli italiani. Di fatto, le
             riunioni degli stati maggiori alleati in Francia finivano generalmente solo con ge-
             neriche dichiarazioni solo buona volontà . Dal canto suo, il generalissimo Luigi
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             Cadorna rimaneva geloso della sua autonomia tattica. Così, in occasione delle
             trattative per gli accordi di Saint-Jean-de-Maurienne il 19 aprile e il 25 giugno
             1917 tendenti all’invio di forze italiane contro i Turchi in cambio di una zona
             dell’ Asia Minore, nella speranza di compensare il crollo del fronte russo-turco,
             il generalissimo italiano rifiutò il consenso, in nome della priorità da accordare
             al fronte italiano e allo sforzo nei Balcani. Esigette soprattutto la garanzia delle
             cessioni territoriali promesse dall’accordo di Londra del 26 aprile 1915, spe-
             cialmente nell’Adriatico, con il rischio di creare problemi con i serbi sostenuti
             dai francesi e dagli inglesi. E se il generale Foch ottenne l’arrivo in Francia di
             4000 lavoratori italiani inquadrati da truppe del Genio, fu perché promise in
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             cambio artiglieria pesante francese . Questa diffidenza francese apparve quan-

             25  ROCHAT GIORGIO, Verdun et la Mission militaire italienne, in 1916-2006. Verdun sous le
                regard du monde, a cura di François Cochet, SOTECA, 14-18 édition, Paris, 2004, pp. 89-98
                e La convenzione militare di Parigi, 2 maggio 1915, « Il Risorgimento », 1961, n. 3, pp. 128-
                156.
             26  Nota della direzione della retrovia n° 9379/DA per il 1  ufficio del GQG, il 20 aprile 1917,
                                                         o
                SHD-DAT, 16 N 2440/3 ; lettera del ministro francese della Guerra al presidente del Consiglio,
                Paris le 22 juillet 1917, SHD-DAT, 16 N 2490/correspondance générale ; lettera n° 5374 del
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