Page 53 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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I SeSSIone - SocIetà e guerra. Le crISI deL 1917 53
Operaie Militari Italiani (COMI) e in battaglioni di lavoratori. Ma fu peggio.
Questi soldati, dichiarati inabili alle fatiche della guerra per malattia o/e ferite,
in generale di più di trent’anni, fornirono una immagine catastrofica ai francesi
che non capivano perché in cambio dei « Poilus » mandati in Italia, la penisola
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dava alla Francia soldati tanti schifosi . Il problema degli effettivi e della mano
d’opera non era dunque superato. Di fatto, nel novembre 1917, il generalissimo
francese dovette sciogliere due divisioni, utilizzare i soldati della classe 1918
[1898 per gli italiani] e prevedeva di sciogliere una divisione alla settimana tra il
1° aprile e il 1 ° ottobre 1918. Dal canto suo, il maresciallo Douglas Haig annun-
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ciò lo scioglimento di trenta divisioni il 30 gennaio 1918 .
L’inquietudine era dunque generale. In queste condizioni, il morale crollò tra
ottobre e dicembre 1917. Il 16 dicembre 1917, un rapporto della Sezione Infor-
mazioni Militari (la Section de Renseignement aux Armées) annotò :
«La sconfitta italiana e la defezione russa occupano il primo posto nella demo-
ralizzazione (31 % delle unità rispetto al 9 % in ottobre). Queste disfatte impon-
gono la certezza del prolungamento della lotta, generano il timore di fare nuovi
sforzi, di sostenere assalti formidabili. Queste sconfitte distruggono il sogno di
un riposo d’inverno con licenze lunghe, un sogno che molti soldati avevano fatto
nella loro mente. Gli scandali arrivano al secondo posto delle influenze deprimen-
o
ti » . Un soldato del 87 fanteria scrisse : « I Macaroni fanno marcia indietro, il
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rullo compressore russo é guastato ; siamo sempre noi che andiamo avanti. Ah !
che cretini sono i francesi. Quando tutto questo cambierà ? » . Pochi « Poilus »
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diedero prova di comprensione nei riguardi dei soldati transalpini. Il controllo
postale francese é pieno di testimonianze evocanti l’incompetenza del comando
italiano e la vigliaccheria del semplice soldato, divenuto un « caporettiste », neo-
logismo negativo creato per l’occasione. Un « Poilu » confidò : « Questa faticosa
lezione non cambierà il temperamento della razza chiacchierona [italiana] la cui
organizzazione sarà sempre più inferiore a quella dell’altra razza [francese], più
silenziosa e più studiosa ». L’ordine di partire per l’ Italia suscitò l’ira di molti :
« é sempre il soldato francese che si becca » ; « é ridicolo andare farsi uccidere
per gente che non si difende da sola », in un Paese dove « ragazzi di più di tren-
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tuno anni non sono mobilitati » [ciò che era falso] . Tutti gli stereotipi negativi
del soldato italiano vigliacco, codardo, egoista, traditore, incapace di vincere da
solo, riapparvero mentre soldati francesi cadevano in terra d’Italia quando gli
« chasseurs alpins » difesero il monte Tomba, sull alto Piave nel dicembre 1917.
38 HEyRIÈS HUBERT, Les travailleurs militaires italiens…,op. cit., pp. 53-62.
39 PEDRONCINI GUy, Pétain, général en chef…, op. cit., pp. 244-247.
40 NICOT JEAN, Les poilus ont la parole…, op. cit., p. 166
41 Ibid., p. 168
42 Id., pp. 77-78.