Page 51 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             Trieste, avvicinando molto di più francesi e italiani per raggiungere gli scopi co-
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             muni della guerra . Non fu un caso se Vittorio Emanuele III decorò la bandiera
             del 3° Reggimento Zuavi, lo stesso reggimento di cui suo nonno, Vittorio Ema-
             nuele II, era divenuto caporale di onore nel 1859, in occasione della battaglia di
             Palestro, accanto i francesi contro gli austriaci. Bisognava anche rinnovare una
             memoria di guerra comune ma questo non bastò per superare l’angoscia del mo-
             mento. Le notizie militari erano in effetti divenute catastrofiche.


             Il tempo dell’angoscia
                Alla fine di ottobre e all’inizio di novembre, le cattive notizie militari si acca-
             vallarono. L’offensiva britannica dal 12 ottobre al 16 novembre a Passchendaele,
             fu una battaglia inutile e sanguinosa. Nello stesso tempo, arrivò la notizia del
             disastro di Caporetto. D’urgenza, il Capo di Stato maggiore dell’Esercito, Gene-
             rale Foch, partì per l’ Italia il 28 ottobre, raggiunto il 31 dal generale britannico
             William Robertson e quattro divisioni francesi furono spedite sul fronte italiano
             all’inizio di novembre. Nello stesso tempo, il ministero della Guerra francese
             bloccò le informazione fino al 4 novembre e la stampa popolare presentò l’es-
             ercito italiano fino al 9 novembre come un’armata ben guidata e con capacità
             di resistere. « Le Petit Parisien » mise così l’accento il 29 ottobre sulla « prova
             italiana » subita dall’esercito che aveva piegato a causa di uno dei più formi-
             dabili scontri dopo quello di Verdun. Poi, l’indomani, il giornale insisté sulla
             resistenza della retroguardia, « la manovra di ripiegamento ordinata da Cadorna
             sviluppandosi regolarmente » ! Ancora, il 7 novembre 1917, il giornale pari-
             gino persisteva : « Gli italiani si ripiegano combattendo sul Piave ». Fu solo il
             9 novembre che il lettore francese poté prendere coscienza della gravità della
             situazione quando la stampa descrisse l’accoglienza straordinaria che la città
             di Torino riservò alle truppe francesi e britanniche accolte come se fossero le
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             salvatrici . Ma non tutta la stampa francese aveva accordato fiducia all’esercito
             italiano sulla base dei comunicati del ministero della Guerra. Dal 3 novembre
             1917, la stampa xenofoba e nazionalista ritrovò i suoi riflessi anti-italiani. Così,
             nel « L’Action française », Jacques Bainville scrisse in prima pagina con un tono
             sprezzante : « Nessuno dubita che dopo alcuni giorni di prova, l’esercito italiano
             rinforzato da un esercito francese e da un esercito inglese, arresti l’invasione
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             iniziata » . Quanto ai socialisti,questi non si fecero illusioni. « L’Humanité », il
             2 novembre, si mostrò allarmista sulla capacità italiana di bloccare l’offensiva

             30  Le roi d’Italie sur le front français, « L’Action française », 30 settembre 1917, p. 2.
             31  L’aide à l’Italie. Le salut de Turin aux troupes alliées, « Le Petit Parisien », prima pagina, 9
                novembre 1917.
             32  BAINVILLE JACQUES, Situation nouvelle, « L’Action française », 3 novembre 1917, pre-
                mière page.
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