Page 156 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             cecoslovacca giunte sul fronte italiano, al Comando Generale dell’Arma del Ge-
             nio nonché destinati ad altre specifiche incombenze.
                Si giunse così alla mobilitazione di quasi 20.000 unità, su di un organico
             complessivo dell’Arma dei Carabinieri che all’inizio del conflitto raggiungeva
             appena i 29.000 uomini, con immaginabili ripercussioni sul servizio d’istituto
             territoriale, cui si erano aggiunte con la guerra altre gravose incombenze. Un
             vuoto soltanto parzialmente compensato dall’istituzione nel febbraio del 1917
             dei carabinieri ausiliari.
                Durante l’ultima grande offensiva austriaca del giugno 1918, sezioni e ploto-
             ni Carabinieri mobilitati – della forza di 50 uomini ciascuno; le prime con per-
             sonale misto, a piedi, a cavallo e in bicicletta; i secondi composti da soli militari
             a piedi, in gran parte distaccati fino al livello dei Reggimenti schierati in prima
             linea – erano dunque capillarmente distribuiti lungo l’intera linea dello schie-
             ramento difensivo italiano, dallo Stelvio e dal Tonale all’Altopiano di Asiago,
             dal Monte Grappa alle sponde del Piave fino al mare, fornendo un importante
             contributo alla tenuta del fronte, come ricordato dallo stesso Diaz nel bollettino
             del 25 giugno 1918: “Saldi al loro posto di dovere, nell’infuriare della battaglia,
             i Reali Carabinieri diedero prova di gran valore”.
                Le disposizioni degli Alti Comandi dell’Esercito circa i metodi ed i mezzi da
             utilizzarsi per mantenere la disciplina delle truppe sul campo di battaglia erano
             durissime e intransigenti, talora draconiane, arrivando a prevedere dall’uso del-
             le armi da parte dei carabinieri dopo un eventuale secondo rifiuto di tornare al
             combattimento e dall’esecuzione sommaria dei singoli insubordinati fino all’u-
             so delle mitragliatrici e persino delle artiglierie a tergo dei reparti che avessero
             indietreggiato di fronte al nemico, “misure che devono essere naturalmente ben
             note alle truppe” . In questo clima è ben comprensibile il significato assai sini-
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             stro che assumeva la presenza dei carabinieri nelle trincee e nelle loro immediate
             retrovie, come spesso poi tramandato nella memoria collettiva dei soldati.
                Nondimeno, l’ingrato compito di coadiuvare i comandanti delle unità di pri-
             ma linea nel trattenere la truppa sotto il fuoco nemico fu in realtà generalmente
             interpretato dai carabinieri in modo ove possibile assai differente, molto più in
             linea con il loro sentire e le loro consolidate tradizioni:
                “… trattenne e ricondusse al fuoco numerosi soldati, presi dal panico per
                la perdita dei loro ufficiali, rianimandoli con la parola e con l’esempio…
                Con slancio e coraggio ammirevoli mosse ripetutamente all’assalto e ri-



             5   archivio Ufficio Storico dell’Esercito, ex pluribus: circolare n. 12121 in data 28 novembre
                 1915, “Disciplina delle truppe sul campo di battaglia”, Comando della 2^ armata; foglio n.
                 377 in data 6 giugno 1917 “promemoria relativo a direttive date da S.E, il Tenente Generale
                 Montuori Comandante il XX Corpo d’armata circa il servizio di polizia militare per l’even-
                 tualità di bellica azione”, Comando della 6^ armata – Carabinieri Reali..
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