Page 16 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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16 il 1918. la Vittoria e il Sacrificio
parte della più datata alleanza austro-tedesca e, nonostante l’infelice ipotesi di
ritrovarsi legata a Vienna, Roma aveva accettato giudicando momentaneamente
la Francia come principale pericolo. Queste le ragioni che avevano avvicinato i
due nemici risorgimentali. Ma dopo il primo decennio del Novecento, la
situazione era mutata radicalmente, i rapporti tra Roma e parigi erano migliorati,
l’Italia aveva riconosciuto il protettorato transalpino sulla Tunisia e la Francia
aveva concesso al governo Giolitti di avventurarsi nella campagna coloniale
cirenaico-tripolitana (guerra di Libia contro l’Impero ottomano). parigi non era
più nemica e Vienna, semmai lo fosse stata, non più amica. alla vigilia della
Grande Guerra il sistema di alleanze europee era dunque netto. Da una parte la
Triplice alleanza composta da Germania, austria-Ungheria e Italia, dall’altra
l’Intesa costituitasi nel 1907 in seguito a una serie di accordi bilaterali tra Francia,
Russia e Gran Bretagna. Quest’ultima non aveva appositamente assunto posizioni
nette fino ad allora per mantenersi in buoni rapporti con tutte le potenze. Ma la
crescente minaccia rappresentata dalla Germania aveva convinto il Foreign
Office a rompere gli indugi e unirsi a parigi e pietroburgo. anche in questo caso,
l’ingresso di Londra nell’alleanza fu giudicato a Roma una pessima notizia
perchè nel caso di una guerra, la coalizione navale anglo-francese avrebbe avuto
facilmente ragione della Regia Marina minacciando direttamente il suolo italiano.
I rapporti italo-britannici erano discreti, ma i due paesi si trovavano adesso nei
due blocchi contrapposti e ciò accrebbe ulteriormente l’imbarazzo italiano. Il
“concerto europeo” del Congresso di Berlino del 1878 era disfatto, il fragile
sistema di equilibri era prossimo al collasso. accanto alle cause internazionali
del conflitto, vanno considerate anche quelle relative alla politica interna e al
clima ideologico prevalenti nei paesi europei. Il processo di sviluppo industriale
legato alle forniture militari conobbe un notevole balzo in avanti e mentre si
esauriva la corsa alle colonie, iniziava quella agli armamenti. Il rapporto tra il
potere politico e i gruppi di pressione economica e militare si faceva sempre più
stretto. I grandi gruppi industriali vedevano con favore un eventuale conflitto
scorgendone un colossale affare economico. I vertici militari erano desiderosi di
rafforzare il proprio prestigio e per le classi politiche la guerra avrebbe proiettato
all’esterno le crisi intestine rafforzando il consenso dell’opinione pubblica.
Quanto al clima ideologico, il mito della guerra si diffondeva non soltanto tra i
gruppi nazionalisti ma conquistava – grazie all’appoggio della stampa – anche le
classi operaie. Il patriottismo, la secolare rivalità e il campanilismo europeo
erano le motivazioni propulsive. anche il movimento socialista internazionale si
divideva sull’atteggiamento da tenere e la “solidarietà nazionale” prevaleva
sull’”internazionalismo”. Il governo di Vienna reagì all’attentato di Sarajevo
inviando un ultimatum al governo serbo concepito in modo tale da non poter
essere accettato a meno di non voler rinunciare del tutto alla propria sovranità.
Dal rifiuto alla dichiarazione di guerra il passo è breve ma il conflitto – a prima