Page 302 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             stroungarica diventasse talmente precaria da imporre ai tedeschi l’invio di loro
             unità sul fronte dell’Isonzo.
                Se questo non fosse avvenuto, sarebbe stato comunque un buon risultato per
             le Potenze dell’Intesa se la Germania fosse stata obbligata a concedere aiuti, ma-
             terie prime e armamento, per sostenere lo sforzo militare dell’Impero danubiano.
                Dato che questi risultati furono solo parzialmente raggiunti, ma senza rallen-
             tare in modo significativo lo sforzo militare tedesco, la classe dirigente britanni-
             ca considerò sempre più secondario il fronte dell’Isonzo e progressivamente si
             disinteressò della guerra italiana contro l’Austria-Ungheria. Da Londra fu man-
             tenuta la richiesta agli italiani, espressa con sempre maggiore insistenza, di eser-
             citare una costante pressione contro l’Austria-Ungheria e un maggiore sforzo
             sugli altri settori, specie in quello balcanico.
                In generale la maggioranza della classe dirigente politica inglese si era di-
             sinteressata all’Italia, fu  solo con la nascita del Gabinetto Lloyd George che
             l’interesse verso il fronte italiano tornò in qualche modo presente nel dibattito
             strategico. Anche allora però c’era chi restava contrario a qualsiasi piano volto
             a un coinvolgimento diretto in Italia, su tutti William Robertson,  Capo di Sta-
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             to Maggiore Imperiale, e Douglas Haig,  comandante delle forze britanniche in
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             Francia.
                Gli oppositori inglesi all’impegno in Italia furono appoggiati anche dagli stes-
             si italiani, gelosi della loro autonomia strategica nei confronti della guerra contro
             l’Austria-Ungheria. Il Governo italiano e lo Stato Maggiore italiano cercarono
             di fare in modo che gli alleati rimanessero estranei alla guerra contro l’Austria-
             Ungheria, poiché temevano che un intervento anglofrancese in Italia avrebbe
             sminuito il contributo italiano al conflitto. Soprattutto, Cadorna e Roma teme-
             vano che, se schierati in Italia, gli anglofrancesi avrebbero cercato di prendere il
             controllo delle operazioni, come già stavano cercando di fare nel mar Adriatico. 5
                La situazione sul fronte dell’Isonzo sembrò poter evolversi quando alla fine
             del 1916 cadde il Governo Asquith. Come detto poco sopra, il nuovo Primo Mi-


             3   Su  Robertson  cfr.: WooDWaRD  DaVID  R.,  Field  Marshal  Sir William  Robertson:
                 Chief of the Imperial Staff in the Great War, preager pub, Santa Barbara (Ca), 1998.
             4   Sul generale Haig, tra gli altri, cfr.: HaRRIS J. p., Douglas Haig and the First World
                 War, Cambridge University press, Cambridge, 2008; SHEFFIELD GaRY, The Chief:
                 Douglas Haig and the British army, aurum press ltd, London, 2012.
             5   Sul rapporto tra gli Italiani e i loro alleati nel mar adriatico, anche se datato, cfr.: MoN-
                 FoRTI  CaMILLo,  I  nostri  alleati  navali.  Ricordi  della  guerra  adriatica  1915-1918,
                 Mondadori,  Milano,  1927.  Sulla  Grande  Guerra  nel  Mediterraneo,  tra  altri,  cfr.:  DE
                 NINNo FaBIo, La guerra navale nel Mediterraneo, in LaBaNCa NICoLa (a cura
                 di), Dizionario storico della prima guerra mondiale, Laterza, Bari, 2014, pp. 125-136;
                 HaLpERN paUL G. (trad. it.), La Grande Guerra nel Mediterraneo, LEG, Gorizia, 2009
                 e NaSSIGH RICCaRDo, La Marina Italiana e l’adriatico. Il potere marittimo in un
                 teatro ristretto, USMM, Roma, 1998.
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