Page 307 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             ottime unità, specie le truppe alpine, il genio e la cavalleria, ma allo stesso tem-
             po evidenziò come la fanteria, sebbene composta di soldati valorosi, non fosse
             addestrata in modo efficiente con le migliori tattiche offensive e mancasse di una
             buona conoscenza delle tattiche difensive, soprattutto di quelle atte a contrastare
             le tattiche di infiltrazione proprie delle truppe d’assalto austro-tedesche. Altra
             grave lacuna era l’artiglieria giudicata assolutamente inadeguata. Gli ufficiali
             erano considerati non all’altezza delle esigenze della guerra moderna e soprat-
             tutto il lavoro di stato maggiore era visto come disorganizzato e confusionario.
                Plumer si rendeva perfettamente conto che l’esercito italiano sarebbe ritor-
             nato utile all’Intesa solo se fosse stato riportato in piena efficienza. Ciò sarebbe
             stato possibile solo quando gli italiani avessero appreso le tattiche usate dagli
             anglofrancesi. Allo stesso tempo il generale inglese si rendeva conto che ben
             difficilmente gli italiani avrebbero accettato lezioni dai francesi, dato il rapporto
             teso che si era venuto a creare tra i due eserciti latini. Questo avvenne perché in
             generale i francesi non si preoccupavano di nascondere la loro scarsa considera-
             zione nei confronti degli italiani.  Saranno quindi gli inglesi a caricarsi maggior-
                                          23
             mente del compito di “addestrare” gli italiani.
                Anche i britannici non stimavano particolarmente gli italiani, ma riuscivano
             generalmente a nascondere le loro opinioni. Soprattutto, gli uomini di Plumer
             compresero come trasmettere l’esperienza acquisita sul fronte occidentale, senza
             urtare la sensibilità italiana.
                Plumer infatti organizzò un sistema interessante per divulgare queste cono-
             scenze: non impose delle lezioni agli italiani, bensì li invitò in diverse occasioni
             presso il suo comando, mostrando come fosse organizzato il lavoro di staff e
             soprattutto, sia lui che i comandanti delle unità più piccole, invitarono presso
             le loro zone operative molti ufficiali italiani. In questo modo mostrarono ai loro
             colleghi come allestire delle difese efficienti.
                Un altro importante contributo dato dagli inglesi fu l’istituzione di scuole
             per ufficiali: queste scuole avevano lo scopo di diffondere tra gli italiani le più
             avanzate tattiche offensive e difensive apprese sul fronte occidentale. La giusta
             intuizione fu quella di creare classi miste per gli ufficiali provenienti da tutti gli
             eserciti presenti in Italia. Questo sistema fu estremamente valido non solo per
             trasmettere le conoscenze tattiche ma anche per una prima omologazione delle
             procedure. 24
                A un livello più basso i rapporti tra i soldati britannici e gli italiani furono

                 busta 40, cartella 57.
             23  CaSSaR GEoRGE H., The Forgotten Front…, cit., p. 113 e rapporto datato 10/06/’18
                 TNa, Wo, Fondo 106, busta 823.
             24  WILKS JoHN, WILKS EILEEN, The British army in Italy 1917-1918, pen&Sword,
                 Barnsey, 2013, p. 67; EDMoNDS JaMES E., DaVIES HENRY R., History of the Great
                 War, cit., p. 128 e 134. Cfr.: aUSSME, Fondo E2, busta 80.
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