Page 308 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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308 il 1918. la Vittoria e il Sacrificio
parecchio variegati. I primissimi britannici che operarono in Italia, già nel 1915,
furono i volontari della Croce Rossa britannica, guidati dallo storico del risorgi-
mento Trevelyan. Ciò che aveva spinto quest’uomo e molti dei suoi collaboratori
a prestare assistenza in Italia era soprattutto l’amore per il Paese, fatto chiaro
considerando gli interessi accademici di Trevelyan. Questo però non gli impedi-
va di notare come gli italiani fossero ancora un popolo contadino, senza una forte
industria e che doveva ancora sviluppare un autentico spirito civico nazionale,
cosa che ovviamente riduceva le loro capacità. 25
Il secondo gruppo di inglesi a essere giunto in Italia era composto dagli uomi-
ni delle batterie che furono schierate in Italia nel 1917, quindi comunque prima
di Caporetto. Questi uomini ebbero delle opinioni non sempre positive sulle pre-
stazioni degli italiani in guerra, soprattutto si lamentarono del pressapochismo
nell’organizzazione del fuoco di artiglieria e di una certa tendenza a non rispet-
tare gli orari. 26
I contatti divennero molto più frequenti dopo l’invio delle divisioni britan-
niche in Italia. Queste truppe ebbero l’occasione non solo di conoscere i loro
colleghi italiani in uniforme, ma ebbero anche la possibilità di visitare un po’ il
Paese e, va detto, l’opinione non fu sempre positiva.
Per comprendere quale fu una delle prime impressioni dei britannici nei con-
fronti degli italiani, si farà riferimento a una lettera recapitata al comandante
della missione italiana a Londra, generale Mola. In questa lettera, l’intendente
generale del British Army si lamentava fortemente dello stato della località dove
erano stati schierati i soldati di Sua Maestà. Dietro una tipica cortesia britannica,
il generale spiegava come fosse essenziale che la popolazione locale fosse im-
mediatamente vaccinata contro il vaiolo e contro il tifo e soprattutto, ripentendo
le lamentele del generale Plumer, che ai locali fosse insegnato a usare le latrine
e a non insozzare in giro, considerando l’approssimarsi della stagione calda e i
conseguenti effetti sulla salute delle truppe. 27
I soldati inglesi generalmente lamentarono la miseria in cui vivevano i conta-
dini, la povertà e la sporcizia. Molti soldati, aspettandosi di essere accolti molto
28
bene dai contadini italiani, si trovavano di fronte situazioni di tale indigenza che
erano loro a dover offrire qualcosa ai loro ospiti. 29
Un altro fatto che impressionò molto i soldati britannici fu la fortissima con-
25 TREVELYaN GEoRGE M., Scene della guerra d’Italia, cit., pp. 13-15.
26 oltre che al già citato Dalton, cfr.: SILVESTRI MaRIo, Isonzo 1917, cit., p. 107.
27 Lettera inviata da Macready a Mola, datata 06/01/’18, aUSSME, Fondo E11, busta 32,
cartella 3.
28 DILLoN JoHN, ‘allies are a Tiresome Lot’. The British army in Italy in the First World
War, Helion&Company Limited, Solihull, 2015, pp. 64-66.
29 Un vivido racconto dell’esperienza britannica in Italia sono le memorie di Gladden, cfr.:
GLaDDEN NoRMaN, across the piave, Crown, London, 1971.